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giovedì 14 luglio 2011

TOKYO NOTES: FRAMMENTI DI LUCE SUL FUTURO PROSSIMO


di Antonio Di Mare


Si legge nel Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry: Addio, disse la volpe. Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. [..] Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato.
Questa citazione tratta dal capolavoro dello scrittore-pilota francese racchiude in sé il cuore di Tokyo Notes del Sensei Oriza Hirata. Il passo riportato, viene utilizzato dagli attori durante la rappresentazione scenica e costituisce uno dei picchi di maggiore intensità raggiunti dal regista nipponico. La riproposizione del brano, costituisce uno squarcio di luce, un haiku giapponese, che, come gli antichi, brevissimi, componimenti poetici  del XVII secolo, essenzializza pensiero, sentimento ed immagine. In questo richiamo alla meraviglia, c’è tutta una tradizione spiccatamente giapponese, che trova un valido compimento nell’opera di Hirata, il cui obiettivo è cogliere l’essenza della vita. Pizzicare le corde invisibili delle emozioni, accarezzare i bagliori di luce e viaggiare nell’oscurità alla scoperta della coscienza. L’autore giapponese sonda i territori oscuri dell’anima, in una Tokyo futuristica e futuribile, in cui una guerra dilania l’Europa e in patria ci si divide tra coloro che sono a favore o contro l’evento bellico.
La storia raccoglie i dialoghi frammentati di diversi personaggi, all’incirca una ventina che si incontrano in una galleria d’arte, al cui interno è stata allestita una mostra sul pittore fiammingo Vermeer. Proprio il riferimento a questo artista rappresenta uno degli snodi imprescindibili della messa in scena: è attraverso lo studio dei suoi quadri, ed in particolare della predilezione del pittore olandese degli interni delle abitazioni, il quale, con un raffinato gioco di passaggi, aperture luminose, azzarda, l’esplorazione dei territori insondabili dei sentimenti.
Grazie ad un espediente tipicamente caravaggesco di indagine a partire dalla Luce/Ombra, Oriza Hirata, con il suo teatro dialogante, realizza una armonica combinazione di stili, equilibrio che accompagna gli spettatori letteralmente all’interno dell’opera. Ipotesi non peregrina, confermata dal fatto che la rappresentazione è stata allestita al Salone delle Feste del Museo di Capodimonte, operazione che rileva la forte intenzione da parte del regista di condurre i propri spettatori ad un esperienza corporale di immissione nel contesto artistico. C’è un elogio dell’ombra, un’eco quasi borgesiano all’oscurità, alla riscoperta di quell’oscurità dove brillano i diamanti. Un filo invisibile è teso nel fluire delle loro storie, nel loro scorrere, nel loro intrecciarsi, nel loro ruolo di fonti di luce istantanea, fonte di opposizione della tragedia che avvolge l’Europa. Una guerra è alle porte e i protagonisti, con le loro piccole decisioni, nel grande scorrere della storia, affrontano a viso aperto, ciò che la vita ha in serbo per loro.
Anche dal punto di vista scenografico, Hirata, geometra attento e scrupoloso, localizza il territorio sentimentale in chiave spiccatamente fanciullesca: ogni dettaglio scenico, dalle luci alle decorazioni rimanda ad una certa curiosità e meraviglia, piano nascosto, punto d’osservazione privilegiato, che evoca anche una riflessione verso l’Uomo in modo quasi rinascimentale; tant’è che uno dei protagonisti parlando della grande scoperta e del perfezionamento dell’uso del telescopio dice: Sarebbe bello vedere il cuore dell’uomo da distanze siderali.
Si respira l’aria dei film d’animazione del Maestro Hayao Miyazaki, meraviglia della vita e meraviglia dell’uomo, questo il grande teatro di Oriza Hirata.

TOKYO NOTES – PRIMA ITALIANA

testo e regia Oriza Hirata
scenografia Itaru Sugiyama
luci Tamotsu Iwaki
sottotitoli Aya Nishimoto
direttore di scena Aiko Harima, Takao Nakanishi
produzione Seinendan Theatre Company
lingua Giapponese con sottotitoli in italiano

date 1,2,3, Luglio 2011
Museo di Capodimonte, Salone delle Feste, ore 20:30

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