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venerdì 8 luglio 2011

MOLTE COSE SONO IN UNA SOLA COSA


di Paola Monaco

Abbandonate l’idea di rivivere, in Orazi e Curiazi, un impegnativo capitolo di storia romana. La missione di Brecht, cui si ispira il regista Fabrizio Arcuri, è, come sempre, quella di lasciare la polvere sui classici e di sconvolgere i nostri schemi mentali con una sola, affilatissima arma: la provocazione.
Gli schieramenti ci sono, certamente, ma hanno poco a che fare con le due antiche famiglie in lotta. In un contesto attualizzato di strana nostalgia per la caduta del comunismo, ossia di consapevolezza del fallimento di ogni sistema politico finora conosciuto, due squadre si contendono il primato a mo’ di show televisivo, arbitrati da un’impacciata geisha giapponese. Curiazi e Orazi si sfidano buffi e temerari al contempo, canzonando il teatro tradizionale. Ogni elemento introdotto sulla scena mira ad uno scardinamento dei vecchi sistemi: la rappresentazione degli eserciti tramite bandierine, coriandoli al posto della neve, fili che confinano polemicamente gli attori in uno spazio limitato, un riflettore a simboleggiare lo scorrere del tempo, schermi televisivi o pannelli in plexiglas con scritte stranianti. La nuova tecnica teatrale, che produce una sorta di caotico saggio sperimentale di fine anno scolastico, è anche studio di una nuova tecnica rivoluzionaria.
Gioco e impegno si coniugano a perfezione, dando vita a una rappresentazione intelligente che rifugge il drammatico come una sciagura. L’umorismo raggiunge, infatti, alti livelli con la donna-soldato che, invasa da un pathos innaturale, si trasforma in eroina romantica enunciante frasi patetiche e senza senso. Per non parlare dell’estenuante agonia dell’armigero, che annoia terribilmente anche i suoi stessi compagni di battaglia, speranzosi, mentre sfogliano riviste, che muoia una volta per tutte. Attraverso l’ironia, il pubblico, oltre a divertirsi, è chiamato a interpretare in modo critico gli accadimenti attraverso il distacco emotivo. La ripetizione di situazioni comiche in battaglia e di modi di dire ricorrenti, come Molte cose sono in una sola cosa, rende tutto improbabile, accentuando così la nostra consapevolezza che nulla di ciò che appare è reale.
Tra una risata e un'altra, non manca la polemica socio-politica che è il Leitmotiv di questo lavoro: gli attori, in tute blu, si propongono di difendere le loro officine, sventolano bandiere rosse con la scritta Cobas, parlano con i megafoni per fomentare le masse e citano la terra sfruttata dal nuovo capitalismo. Il dramma didattico, non a caso, si conclude in un’aula scolastica. I protagonisti si spogliano del loro altisonante nome per trasformarsi in timidi e insicuri scolaretti, impacciati in ogni tipo di ruolo, che balbettano un po’ di storia e ricapitolano l’esito del loro stesso agire.
Cambiamo strategia: invece di stare uniti, stiamo separati. In questo nuovo momento storico separati possiamo vincere. Ma dove siamo? Abbiamo vinto? E quando?
Ora è lo spettatore che deve cercare una via d’uscita da questa confusione, diventando esso stesso eroe del suo tempo.

ORAZI E CURIAZI
Dramma didattico di Bertolt Brecht
Accademia degli Artefatti
Regia di Fabrizio Arcuri

Dal 28 giugno al 2 luglio 2011, Teatro India, Roma

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