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giovedì 28 luglio 2011

LA VOCE IN DIRETTA: CRISTINA DIANI INTERVISTATA SULL’ATTUALE SITUAZIONE DELL’ACCADEMIA NAZIONALE DI DANZA


A cura di Federica Gualtieri

Dopo la messa in rete su scarpetterotte.blogspot.com di alcuni atti parlamentari e delle interpellanze succedutesi nell’ambito della odierna, ma trascinata da anni, situazione dell’Accademia Nazionale di Danza, e dopo la pubblicazione delle notizie riguardanti il suddetto sito su giornaledelladanza.com, anche la Redazione Teatri di Cartapesta ha voluto ficcare il naso in modo ancora più diretto sulla questione.
Abbiamo intervistato la sindacalista Cristina Diani riguardo la situazione in corso, cercando di delucidare ancora meglio le vicissitudini che hanno portato l’Istituzione nazione e pubblica ad essere oggi quella che è: una commistione, tra vanità, dispetti, bilanci preoccupanti, leggi e tasse, da cui sembrerebbe proprio difficile prendere le distanze. E, in tutto questo calderone, ci siamo chiesti quanto abbia inciso la Direzione – e le conseguenti scelte – vigente all’interno della scuola.

Cominciamo a parlare dell’aumento delle tasse dal ’97 ad oggi. Quale è stato l’elemento scatenante?
Quello secondo me è stato necessario perché sono aumentate anche le norme e sono cambiati i finanziamenti che vengono dal Ministero. Non lo imputerei ad una volontà precisa del direttore: non credo che avesse scelta.

Si spieghi meglio.
Nel ‘99 è stata promulgata la legge 508 che avviava il processo di autonomia delle istituzioni. Da ciò è conseguito che il Ministero, anche per contingenze economiche, ha proporzionalmente ridotto i finanziamenti. Prima dell’autonomia, le tasse andavano direttamente al Ministero del Tesoro, mentre l’ Accademia poteva chiedere solo un contributo volontario. Adesso, invece, è l’Accademia che chiede le tasse: il Ministero contribuisce in modo irrisorio. Non mi sento di essere polemica su questo. Lo sono invece per il fatto che il Ministero abbia smesso di occuparsi delle scuole pubbliche in totale. Questo vale per tutti. 

Invece, per quanto riguarda la qualità dell’Accademia, l’organizzazione, il corpo docente, l’insegnamento, la soddisfazione degli studenti, come sono cambiati, e soprattutto, che clima si crea al loro interno?
La qualità del corpo docente non è cambiata. Ciò che è cambiato è la sua gestione:il direttore non sfrutta né gestisce al meglio la qualità dei docenti interni, che oltretutto, sono vittime-bersaglio dei suoi dispetti. E, come se tutto ciò non fosse abbastanza, la modalità e l’utilizzo dei maestri ospiti è sempre non in collaborazione, bensì in opposizione con i docenti interni, i quali, invece, non sentendosi valorizzati, si dirigono altrove. Giustamente.

E, invece, per quel che riguarda la qualità logistica?
Non stiamo messi bene con gli spazi. Attualmente posso dire che è una questione di scelte.

A quale tipo di scelte si riferisce?
In precedenza, sotto le altre direzioni, c’era una scelta di qualità e con questo intendo non solo quella dei docenti, ma anche degli allievi: la selezione era molto rigorosa e con dei programmi molto precisi. Avevamo 250 allievi e docenti ridotti. C’è stata anche un’altra direzione che, per esempio, contemplava l’ingresso nella scuola di persone che, pur non avendo i requisiti per essere un danzatore, avrebbero potuto formarsi in tutti quei campi che ruotano intorno alla danza. Ora, invece, con la Parrilla, si è fatta una politica diversa, per cui ci sono 750 allievi e non di tutti talento è indubbio. È chiaro che se non tutti gli allievi non sono di qualità, anche lo studio nelle classi è più problematico. Inoltre, le classi sono super affollate, il numero degli studenti si è quadruplicato, e la struttura è insufficiente.

Posso chiederle che idea si è fatta lei riguardo a questa scelta?
La Parrilla avrà fatto questa scelta per poter dire che l’Accademia ha avuto un boom grazie a lei e per poter allargare l’organico, facendosi una certa corte. Questa non è una cosa necessariamente negativa: fa lavorare anche gente utile. Certo è anche vero che se prendi allievi non tutti dotati, non è che poi in un secondo momento gli puoi negare la danza. Ma siccome è incoerente con le scelte che fa, non fa una programmazione che abbia un senso.

Parlando dello statuto dell’Accademia, si legge di come vengono assegnate le cariche. E i mandati non durano più di tre anni. Cosa è successo dunque?
Fino al ‘99, il posto di direttore era un posto di ruolo, ottenuto tramite concorso e tale rimaneva fino al pensionamento. Nel ’96, quando ancora esisteva tale possibilità, la Parrilla è stata nominata direttrice per chiara fama sul un posto di ruolo, in dispregio al fatto che il collegio si fosse espresso con un proprio candidato. Diciamoci la verità: ci sono state volontà politiche. Lei fu voluta da Berlinguer ed è stata mantenuta da tutti quelli che sono venuti dopo. Quando nel ‘99 uscì la 508, che prevedeva l’elezione del direttore, lei si è trovata da occupante un ruolo irremovibile ed intoccabile.

Che cosa si intende per finanziamenti “aerei” non formalizzati da nessun ente pubblico?
Per capire questo, innanzitutto occorre distinguere l’Accademia dalla Fondazione. La prima è un Ente pubblico, e, in quanto tale, il bilancio è certificato dai Revisori dei Conti. Altro è la Fondazione. Riguardo quest’ultima, ho più volte esplicitato la mia opinione circa l’opportunità di chiuderla.

Chiudere la Fondazione? Per quale motivo?
Prima esisteva l’Opera dell’Accademia Nazionale di Danza che fu, poi, trasformata in Fondazione, passo obbligato perché richiesto dalle leggi. Fu, dunque, istituita nel ‘63 dall’allora direttrice Jia Ruskaja, poiché, altrimenti, finché l’Accademia non avesse avuto personalità giuridica, non avrebbe avuto la possibilità di ereditare, e lei voleva lasciare il suo patrimonio all’Accademia anziché lasciarlo al Ministero Della Pubblica Istruzione.
Dal ‘63 al ‘99, l’Opera ha comunque svolto un ruolo perché l’Accademia alcune cose non le avrebbe potute fare in quanto non era una personalità giuridica. Quando nel ‘99  la 508 ha attribuito all’Istituzione la personalità giuridica, la funzione dell’Ente è sparita e la Fondazione, occupandosi di attuare delle iniziative, ha contratto una quantità di debiti. 

Che cosa mi dice della nomina della Presidente  Larissa Anisimova?
Quando l’Opera fu trasformata in Fondazione, ha iniziato ad assumere in proprio attività che erano dell’Accademia e viceversa, e i Revisori Dei Conti applicarono dei cambiamenti: prima il presidente dell’Opera era anche il direttore della scuola; poi, l’Opera, avendo assunto una struttura più autonoma, aveva un proprio presidente, per evitare che fosse ancora commista con l’Accademia. Il consiglio accademico e il consiglio dell’amministrazione dell’Accademia hanno proposto Larissa Anisimova, già presidente dell’Associazione Arco e che già aveva collaborato con l’Accademia.

Cosa successe con la sua nomina?
Non appena insediatasi, tra la Presidente della Fondazione, la Direzione e la Presidenza dell’Accademia sono iniziati i contrasti. A quel punto hanno deciso di sostituirla, adducendo la motivazione che la Anisimova era presidente anche di un’altra associazione, e quindi incompatibile con la carica di Presidente della Fondazione. Non essendo lei stessa e né il consiglio convinti di questa cosa, la maggioranza del CDA si schierò dalla parte della Anisimova e ci fu una contemporaneità di due presidenze e pezzi di consigli di amministrazione.

Tutto questo immagino abbia a che fare con le ispezioni che si sono succedute?
Assolutamente sì. La Anisimova ha cominciato a premere e sono arrivati interpellanze parlamentari ed il resto. La prefettura ha riconosciuto la legittimità della sua presidenza per cui adesso la Anisimova, in completo conflitto con l’Accademia, è presidente dell’Opera.

In mezzo a tutta questa commistione, quale via di uscita plausibile?
Innanzitutto, basta col confondere l’Opera con l’Accademia. Sono due cose distinte. L’Opera è la Fondazione che sta a latere dell’ Accademia, che è la scuola. Quest’ultima non è commissariata. Ribadisco: l’Opera sarebbe stato utile chiuderla nel momento in cui l’Accademia ha acquisito personalità giuridica. Ma, chiaramente, a quel punto, le gestioni fuori bilancio, la richiesta di prestiti senza copertura, l’assunzione di persone a cifre fuori mercato, non sarebbero state possibili.

Per chiudere: cosa pensa dovrebbe fare la Parilla?
Questo bisognerebbe chiederlo a lei in persona: se le è a cuore l’Accademia o se è in grado di fare giuste valutazioni. Penso che il Direttore dell’Accademia avrebbe fatto meglio, dopo essere stata nominata per chiara fama e in dispregio ad un’indicazione del collegio dei docenti, ad assumere atteggiamenti diversi rispetto a quelli che ha assunto fino ad adesso. Non è obiettiva con le persone, e agisce secondo il “io sono il potere e ti faccio un dispetto”.

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