venerdì 29 luglio 2011
AMORE E CARNE
Il teatro è
evocazione. L’evocazione è input per i ricordi. I ricordi sono legati al
dolore. Spesso. D'altronde anche le grandi tragedie greche nascono dal racconto
di una ferita.
Il concerto/spettacolo
messo in scena da Delbono e Balanescu è proprio un ricordo, un
ricordo evocato e partorito da una notte nella quale i due artisti hanno fatto
incontrare le loro passioni, le loro cicatrici d’infanzia, le loro vite. Ed è in
questa notte che Delbono ricorda quei bui insonni, quando a tenerlo sveglio era
il suono struggente del violino del padre. Intanto, Balanescu ripercorre,
attraverso lo stridere delle sue corde, i disagi della sua terra da bambino, la
Romania. Qui l’incontro delle loro memorie, la condivisione di quelle fragilità
della carne, proprie dell’essere umano, dell’amore per la propria terra e,
ancora, le proprie passioni. L’amore che accomuna gli uomini, come il dolore
del resto.
Il violino apre la
scena, incastonata in una Villa Adriana notturna, affascinante e suggestiva. E
urla, urla da subito. È l’anima che le sputa. Spiazzano, suggeriscono pensieri
crudeli, calcati dalla voce vigorosa di Pippo Delbono che sembra uscire da una
grotta, tanto è profonda e umida. Voce e musica si intrecciano, si marcano a
vicenda e sul palco non più quattro musicisti (Balanescu è accompagnato dal suo
quartetto) ed un attore, ma a vivere è un’orchestra, perfetta e straziante
d’emozione, fatta di corde stressate, corde di crini e di tendini umani che
vibrano assieme, entrano sotto pelle ed evocano, evocano ad ognuno i propri
ricordi marchiati a fuoco, dentro. Lo spettacolo fonde, fonde e forgia episodi
vissuti, rivisitati.
Da Pasolini (è un
momento intenso quello della Ballata
delle madri) a Eliot, Whitman e Rimbaud. Vicissitudini congiunte, come se fossero
dei fili segreti e magici a muoverci, a far si che la storia di ognuno si
unisca all’altro, oltre la differenza, la terra, la lingua. E lo si avverte in
quell’istante, quando la musica lascia spazio solo alle parole di un Balanescu che
si rivela, rivela la sua Bucarest rifugio
d’infanzia. Delbono lo narra, in una simmetria linguistica, eco di un’origine
condivisa, comune.
Di nuovo, torna la
voce ad accostarsi al violino. E restituisce il teatro, lo spinge in ogni dove,
nei varchi, nella carne, nella
testa, nelle viscere, del pubblico e dei teatranti. Ma soprattutto in quelle di
Delbono, a tratti frenetico e folle, non solo nei movimenti, quanto nella voce,
colorata e consumata da tutte le tonalità a lui possibili, fino a quell’urlo
finale dal sapore di sfogo, di svuotamento, di musica. Balanescu fa
altrettanto, non sta fermo, trema, tremano le sue corde, tremano in cinque sul
palco. Riscatto di libertà, del sentirsi vivi, fatti di CARNE, di CARNE
pulsante di AMORE.
Un urlo decisivo che
scaraventa tutti nel luogo della realtà. E si torna ad essere reali, reali e
deboli, e ancora fragili, da sempre, proprio lì, laddove l’amore e la carne
sono gli universi eternamente vivibili. Proprio lì, laddove la musica è quel racconto che unisce, e dà armonia
alle cose. Proprio lì.
AMORE E CARNE
di Pippo Delbono e
Alexander Balanescu
con i musicisti
del Balanescu Quartet : Alexander Balanescu (violino), James Shenton (violino),
Katie Wilkinson (viola), Nicholas Holland (violoncello).
Sound Engineer:
David Kent
Organizzazione:
Aldo Miguel Grompone
FestiVAL –
Festival Internazionale di Villa Adriana
20 maggio 2011 ore
21.00
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