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venerdì 29 luglio 2011

AMORE E CARNE

di Andrea Palazzi e Emanuela Laurenti

Il teatro è evocazione. L’evocazione è input per i ricordi. I ricordi sono legati al dolore. Spesso. D'altronde anche le grandi tragedie greche nascono dal racconto di una ferita.
Il concerto/spettacolo messo in scena da Delbono e Balanescu è proprio un ricordo, un ricordo evocato e partorito da una notte nella quale i due artisti hanno fatto incontrare le loro passioni, le loro cicatrici d’infanzia, le loro vite. Ed è in questa notte che Delbono ricorda quei bui insonni, quando a tenerlo sveglio era il suono struggente del violino del padre. Intanto, Balanescu ripercorre, attraverso lo stridere delle sue corde, i disagi della sua terra da bambino, la Romania. Qui l’incontro delle loro memorie, la condivisione di quelle fragilità della carne, proprie dell’essere umano, dell’amore per la propria terra e, ancora, le proprie passioni. L’amore che accomuna gli uomini, come il dolore del resto.
Il violino apre la scena, incastonata in una Villa Adriana notturna, affascinante e suggestiva. E urla, urla da subito. È l’anima che le sputa. Spiazzano, suggeriscono pensieri crudeli, calcati dalla voce vigorosa di Pippo Delbono che sembra uscire da una grotta, tanto è profonda e umida. Voce e musica si intrecciano, si marcano a vicenda e sul palco non più quattro musicisti (Balanescu è accompagnato dal suo quartetto) ed un attore, ma a vivere è un’orchestra, perfetta e straziante d’emozione, fatta di corde stressate, corde di crini e di tendini umani che vibrano assieme, entrano sotto pelle ed evocano, evocano ad ognuno i propri ricordi marchiati a fuoco, dentro. Lo spettacolo fonde, fonde e forgia episodi vissuti, rivisitati.
Da Pasolini (è un momento intenso quello della Ballata delle madri) a Eliot, Whitman e Rimbaud. Vicissitudini congiunte, come se fossero dei fili segreti e magici a muoverci, a far si che la storia di ognuno si unisca all’altro, oltre la differenza, la terra, la lingua. E lo si avverte in quell’istante, quando la musica lascia spazio solo alle parole di un Balanescu che si rivela, rivela la sua Bucarest rifugio d’infanzia. Delbono lo narra, in una simmetria linguistica, eco di un’origine condivisa, comune.
Di nuovo, torna la voce ad accostarsi al violino. E restituisce il teatro, lo spinge in ogni dove, nei varchi, nella carne, nella testa, nelle viscere, del pubblico e dei teatranti. Ma soprattutto in quelle di Delbono, a tratti frenetico e folle, non solo nei movimenti, quanto nella voce, colorata e consumata da tutte le tonalità a lui possibili, fino a quell’urlo finale dal sapore di sfogo, di svuotamento, di musica. Balanescu fa altrettanto, non sta fermo, trema, tremano le sue corde, tremano in cinque sul palco. Riscatto di libertà, del sentirsi vivi, fatti di CARNE, di CARNE pulsante di AMORE.
Un urlo decisivo che scaraventa tutti nel luogo della realtà. E si torna ad essere reali, reali e deboli, e ancora fragili, da sempre, proprio lì, laddove l’amore e la carne sono gli universi eternamente vivibili. Proprio lì, laddove la musica è quel racconto che unisce, e dà armonia alle cose. Proprio lì.

AMORE E CARNE
di Pippo Delbono e Alexander Balanescu
con i musicisti del Balanescu Quartet : Alexander Balanescu (violino), James Shenton (violino), Katie Wilkinson (viola), Nicholas Holland (violoncello).
Sound Engineer: David Kent
Organizzazione: Aldo Miguel Grompone
FestiVAL – Festival Internazionale di Villa Adriana
20 maggio 2011 ore 21.00

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