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lunedì 27 giugno 2011

L’ACADÉMIE DE FRANCE EN FÊTE

di Paola Monaco

L’Accademia di Francia a Villa Medici, in questi giorni, diventa un grande palcoscenico all’aperto. Che si tratti di cinema, teatro, musica, poesia, poco importa. Il Teatro delle Esposizioni sceglie come scenografia un magnifico palazzo rinascimentale, giardini verdeggianti, fontane e reperti antichi per accogliere artisti intraprendenti che vogliono mettersi in mostra. Il risultato è una pioggia di sensazioni che si susseguono come una giostra luccicante in perenne movimento. Ogni performance lascia dissolvere la precedente in particelle di polvere evanescente di cui, di lì a poco, rimarrà solo un piacevole ricordo.

Per questi stretti morire, film documentario, è l’esempio di un prezioso gioiello che nasconde dietro sé un lavoro da fine e instancabile cesellatore. Per questi stretti, quelli ispirati alla poesia di John Donne, passiamo anche noi per scoprire l’ardito talento esplorativo di Padre Alberto Maria De Agostini. Questo eclettico personaggio, tramite foto suggestive e cartine geografiche di rara precisione, racconta ai posteri la kantiana bellezza della Terra del Fuoco e della Patagonia: distese sconfinate di mare e praterie, mastodontici ghiacciai che si sciolgono minacciosi, incantevoli tramonti, nuvole dalle infinite sfumature, raggi di luce. Siamo invasi da un senso di meraviglia sconvolgente. Ci arrampichiamo su ripidi pendii, sentiamo il freddo di una carne battuta dalla pioggia e dal vento gelido, proviamo un senso di frustrazione e di rabbia di fronte allo sterminio degli Indios, coscientemente voluto dalla razza bianca colonizzatrice. I nostri occhi, tramite i suoi, vedono l’ingiustizia e la morte e sono come trafitti da un ferro appuntito. Privati della loro dignità, come pecore al macello, gli indigeni non gridano. Semplicemente, scompaiono I registi Beppe Gaudino e Isabella Sandri, con acuta sensibilità e abilità tecnica, ci accompagnano in un viaggio avvincente tra le profondità e le contraddizioni di questa attraente figura, fino alla sua stretta, angosciosa morte. 


Pascal Contet, con il suo accordéon (fisarmonica), suona tra Les vestiges. Non è una musica immediata, la sua: ha un non so che di dissonante, di distorto. I suoni sembrano scollegati da passaggi scattosi: stridii acuti e toni estremamente gravi si alternano di continuo, correndo audacemente sulla scala musicale. E’ improvvisazione pura,  quella di Pascal Contet. Le sue mani viaggiano sullo strumento come se ne conoscessero anche gli angoli più reconditi. Le dita del fisarmonicista colpiscono i tasti, scivolano su di essi, li stuzzicano, li sfiorano. Ogni parte dello strumento diventa protagonista di splendidi assoli: cantabile, tastiera, mantice vengono battuti come tamburi o accarezzati, generando melodie singolari e un accompagnamento armonico dall’effetto suggestivo. La musica è gesto. Tutto si svolge all’insegna della contemporaneità e della creazione estemporanea.

Quella di Chloé Delaume è una performance tutta al femminile, ambientata non a caso nel Bosco di Villa Medici, remoto, seppur muto, testimone di morte. Si commemora qui il ricordo di Messalina, donna dalle molteplici sfaccettature: lussuriosa, avida, famelica, divina. Il rito, una sorta di messa nera con tanto di altare sacrificale, è celebrato con il coinvolgimento del pubblico, chiamato a prendere una posizione. Tante individualità uniche e distinte, tanti Je, contribuiscono all’evolversi del dramma. L’eterno ciclo del tempo non lascia nessuno estraneo al giudizio. La processione è proprio l’anticamera del mondo onirico-simbolico, che Chloé vuol creare attorno a sé. Poggiamo i nostri pieni su una terra stratificata di passato, di sangue, di vendetta, di amore. La terra che ha bevuto il sangue di Messalina. L’Antichità l’ha condannata. Ma come ha detto Enri de Luca: Il compito di uno scrittore è anche quello di dare al passato un’altra possibilità, un’altra intelligenza. Chloé fa proprio questo.

Andiamo via tra le note del concerto campestre, convinti che questa rassegna sia davvero un petit bijou.

TEATRO DELLE ESPOSIZIONI
Accademia di Francia a Villa Medici
21 giugno 2011

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