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sabato 18 giugno 2011

COME L’ACQUA, COME L’ARIA, DAL VALLE PER RIPRENDERCI LA CULTURA

di Giacomo Rossetti

Chiediamo a tutti i cittadini, a tutti coloro che amano la cultura, che hanno attraversato il Teatro Valle come spettatori e che sentono che i cinema, i teatri, i musei sono parte irrinunciabile della loro vita e della loro storia di unirsi a noi in questa battaglia. È per far crescere un'altra concezione della vita e dell'arte, quella che mettiamo in scena quotidianamente, che vi chiediamo di scendere al Valle. Lavoratrici e Lavoratori dello spettacolo Chiediamo a tutti i cittadini, a tutti coloro che amano la cultura, che hanno attraversato il Teatro Valle come spettatori e che sentono che i cinema, i teatri, i musei sono parte irrinunciabile della loro vita e della loro storia di unirsi a noi in questa battaglia. È per far crescere un'altra concezione della vita e dell'arte, quella che mettiamo in scena quotidianamente, che vi chiediamo di scendere al Valle. Lavoratrici e Lavoratori dello spettacolo

Una grandissima risorsa, uno dei simboli dell’arte e della cultura di Roma e dell’Italia. Il Valle non può essere abbandonato ma deve crescere, deve diventare un centro di produzione ed un teatro di innovazione attivo, vivo, punto di riferimento a livello nazionale ed internazionale. L’’ultimo baluardo dei teatri stabili romani, dopo la soppressione dell’ETI e l’ennesimo colpo al FUS e alla cultura in generale, deve uscire dalle logiche dei grandi teatri che si scambiano e si prestano gli spettacoli proponendo programmi fin troppo simili tra loro.

Questi sono gli intenti che hanno spinto lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, insieme ad attori famosi come Elio Germano e Silvio Orlando, ad occupare il 14 giugno uno dei simboli del teatro italiano. Così, se in questi giorni ci si avvicina al Valle, ci si può rendere realmente conto di cosa significhi amare il teatro, vivere e lavorare per il palcoscenico. Un gruppo folto di uomini e donne, di attori e tecnici, di registi e studenti, hanno deciso di reagire e di impedire la morte artistica di una delle strutture storiche della scena romana. Non vogliono che si parli di comitato, non puntano alla gestione, non hanno scopi politici e non vogliono lucrare sulla struttura. Sono amanti del teatro, appassionati e professionisti che hanno deciso di occupare per richiamare l’attenzione sull’importanza della cultura e dell’arte. Chiedono attenzione nei confronti del teatro Valle, attraverso una gestione virtuosa e fondata su reali capacità di innovare, sviluppare e arricchire l’offerta artistica. Pretendono serietà perché l’assegnazione della gestione avvenga in maniera trasparente e partecipata. Non mancano, inoltre, rivendicazioni per la tutela dei lavoratori del settore che ormai da anni chiedono, invano, di essere tutelati dallo stato attraverso un sistema sociale adeguato che garantisca la continuità dei diritti nella discontinuità d’impiego, come nel resto d’Europa.

L’appello di questi coraggiosi paladini della cultura è sincero, libero da giochi di potere, lontano da logiche lobbistiche e commerciali. Organizzano proprio in questi giorni assemblee e spettacoli gratuiti per rendere agli appassionati un accesso libero al mondo della cultura e della rappresentazione dal vivo e sono già molti gli attori che hanno aderito e che si stanno esibendo ogni sera per l’arte, per il teatro Valle.

Chiediamo a tutti i cittadini, a tutti coloro che amano la cultura, che hanno attraversato il teatro Valle come spettatori e che sentono che i cinema, i teatri, i musei sono parte irrinunciabile della loro vita e della loro storia di unirsi a noi in questa battaglia. È per far crescere un’altra concezione della vita e dell’arte, quella che mettiamo in scena quotidianamente, che vi chiediamo di scendere al Valle.

Lavoratrici e lavoratori dello spettacolo
garantisca la continuità dei diritti nella discontinuità d’impiego, come nel resto d'Europa. attraverso un sistema sociale adeguato che garantisca la continuità dei diritti nella discontinuità d’impiego, come nel resto d'Europa. attraverso un sistema sociale adeguato che garantisca la continuità dei diritti nella discontinuità d’impiego, come nel resto d'Europa.

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