Miscelate, con estrema delicatezza, un Molière sagacemente rivisitato e catapultato dalla Francia in una Napoli scaltra e ruffiana; un matrimonio combinato, ispirato ad una commedia dell’arte spennellata di nuove nuance di colore; un’ingegnosa scenografia che vive di vita propria; scambi di battute esilaranti e sketch spassosi; una cricca di squattrinati e – perché no? – anche una punta di amarezza, ne ricaverete la ricetta per uno spettacolo davvero divertente e, soprattutto, di buona qualità.
Il Signor di Puzzecat, uhm…forse Porcognam,…no, ecco: Pourceaugnac, dicevo il Signor di Pourceaugnac trovandosi, per volere di un fato bizzarro, a godere dell’immeritevole titolo di principe di Slovacchia, nonostante il suo evidente provincialismo, si imbarca in un viaggio senza speranza alla volta dei Quartieri Spagnoli per concludere l’affare della sua vita: le nozze con l’avvenente Giulia. A metà strada tra un Charlie Chaplin stralunato e un Pulcinella bastonato, il malcapitato sarà fatto oggetto del furbesco piano di parenti e avidi conoscenti della giovane promessa, diventando protagonista involontario di rocamboleschi imprevisti, fino ad essere esposto alla pubblica gogna. Nonostante il suo fare affettato e saccente, il povero cristo, a conclusione della giostra, conquista un po’ del nostro benvolere.
Lo spettacolo, benché leggero, è ben strutturato e non manca di intuizioni geniali. Nonostante la fedeltà ai cliché della commedia-balletto, l’opera si anima di spirito nuovo, di un’azione che non è mero tentativo di risoluzione dell’equivoco. Tra le innovazioni più originali non si può non menzionare la scenografia mobile, costituita da giganteschi pannelli rossi che dominano imponenti la scena: si agitano, si inclinano, slittano, assecondando con intelligenza, quasi fossero viventi, gli spostamenti dei personaggi e perfino i loro stati d’animo. Di grande suggestione è pure il contrasto tra i momenti corali e quelli più introspettivi, contrapponendo gli automatismi spersonalizzanti del gruppo che si muove a comando con le caratteristiche molto peculiari dei singoli individui, vere e proprie macchiette. Pregevole la musica di Marco Di Palo, che alternando ritmi napoletani, assoli alla James Brown e una frizzante “Sono bugiarda” nel finale, accompagna efficacemente la farsa assieme alle sonore risate del pubblico.
IL SIGNOR DI POURCEAUGNAC
produzione Punta Corsara - Fondazione Campania dei Festival
interpreti Christian Giroso, Antonio Stornaiuolo, Valeria Pollice, Emanuele Valenti, Giuseppina Cervizzi, Gianni Rodrigo Vastarella, Vincenzo Nemolato, Mirko Calemme
traduzione e adattamento Antonio Calone, Emanuele Valenti
scenografie Francesco Avolio, Roberto Carro
musiche originali Marco di Palo
aiuto regia Antonio Calone regia Emanuele Valenti
Teatro Palladium, 28 maggio 2011
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