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sabato 11 giugno 2011

LA STANZA DI ORLANDO (TUTTA PER SÉ)

di Federico Mattioni

Se ne sta incastrata all’interno di un’installazione bizzarra, una donna. Se ne sta appoggiata su una piccola bicicletta, e in balia della prospettiva di uno specchio, essa si muove come una specie di marionetta alla ricerca del vano equilibrio. In quella prospettiva, si specchia sulla faccia del mondo alla ricerca di risposte. Si pone costantemente delle domande attraverso un incessante monologo, asfissiante ed ossessivo, sulle ingiustificate modalità di accettazione del prossimo; perché si deve sottostare agli stilemi e alle figure di un infinito gioco dualistico fra l’essere e l’apparire.

L’Orlando di Carmen Giordano gioca con la propria sessualità, ironizza sull’immagine di travestitismo per come la vede e la osserva il pubblico, la gente che sfila accanto e attorno al suo mondo, alla sua stanza circolare e concentrica, la stanza nell’antica casa di bambola. Ma la sua Orlando, o il suo Orlando, non è più una bambola. Si inacidisce, si arrabbia ed è piuttosto sconcertata quando tenta di venirne fuori allacciando e slacciando i confini di quello spazio angusto in cui si muove, o tenta di farlo, fra le trappole delle sue stesse mura a fardello di bomboniera.

L’Orlando della Woolf, da cui lo spettacolo prende ispirazione, fu refrattario alla società patriarcale inglese lungo l’arco dei suoi quattro secoli di vita e di peregrinazioni. Personaggio androgino e definito perverso, risvegliatosi donna un giorno, per finire poi la sua carriera come scrittrice di successo.

La regia della Giordano sembra racchiudere la sua Orlando in una stanza tutta per sé (un saggio di Virginia Woolf del 1929, di un anno successivo all’Orlando): una stanza tutta per sé che però diviene spazio per una riflessione parodica sullo status della donna, nel suo porsi e giostrarsi bella, elegante, profumata ed accettabile agli occhi degli altri (sconosciuti), perché tale è l’immagine affibbiatale dalla società. E allora la donna, incatenata ai suoi intimi oggetti, nota le più piccole crepe nascoste nei muri della sua stanza, unico spazio tutto per sé. Una stanza dove pensare, ragionare, distillare ed inveire contro la società, contro il mondo e le sue spietate leggi, contro l’uomo e il malcostume.

Riesce ad esprimere il tutto, con un’elevata capacità di modulazione di toni e movenze espressive, l’ottima Maura Pettorruso, attrice dalle grandi capacità fisiche ed istrioniche. E quando subentrano le note del meraviglioso brano Us della cantautrice russa Regina Spektor, allora il magico connubio finisce davvero per spiazzare. Si finisce per credere che la Woolf si sia reincarnata nella Spektor e che l’Orlando abbia fatto lo stesso con la Pettorruso. La stanza si è raggomitolata su se stessa, l’Orlando-Woolf in scena spegne le luci, e il trastullo è compiuto.

Compagnia MACELLERIA ETTORE - STANZA DI ORLANDO

Viaggio nella testa di Virginia Woolf

con il sostegno di Spazio Off e TrentoSpettacoli

Testo e Regia Carmen Giordano

con Maura Pettorruso

installazione Maria Paola Di Francesco

luci e fonica Gianluca Bosio

3 e 4 giugno alle ore 21.00 – TeatroArgotStudio, Roma

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