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venerdì 3 giugno 2011

DUPLICA LA VISIONE DI Sé

di Ludovica Marinucci

Una donna scruta chi entra, aspetta. A sua volta pronto a guardare, il pubblico si trova coinvolto in una strana passeggiata preparatoria. La figura femminile cammina in cerchio, mani sulle caviglie, all’unico rumore dello strisciare dei piedi. Con gesti elastici si slaccia gli scarponcini, si alza il vestito, nero come il tendone che divide in due la scena, nell’intento di stare più comoda. Prova gesti che sono movimenti di rimbalzo. Anche la musica sembra un palleggio di battiti, che assecondano i gesti. Sperimenta così le possibilità motorie del corpo, riflessi più o meno condizionati della coscienza. E lo fa prima alla luce, poi nell’ombra dietro il tendone. È un continuo andare e venire, dallo scoperto del mondo esterno illuminato al rassicurante mondo dell’ombra, in cui hanno luogo tutte le proiezioni. Da dietro il telo, infatti, la protagonista e coreografa Paola Bianchi cerca la sua ombra nei movimenti sperimentali ed elastici di testa, braccia, mani, gambe.

Duplica è questo gioco, molto serio, di prospettive riflesse sul telo nero, che diventa specchio della percezione di sé. Visibili contemporaneamente sia il corpo reale sia il suo doppio proiettato, a tratti essi sembrano sovrapporsi, senza mai riuscirci davvero. Se per un attimo torna riconoscibile la figura di lei, al ritmo di inquietanti tamburi si dilata enormemente, cambia in forme indefinite e quasi mostruose, come nei sogni, che spesso si rivelano incubi.

Questa continua ambiguità è necessaria, perché produce una dialettica feconda: le ombre deformano la nostra visione delle cose, come quando il corpo della protagonista, proiettato sul telo sembra avere la possibilità di volare via. Alternando musica e silenzio, corpo illuminato ed ombra proiettata, ognuno viene coinvolto in fantasie individuali, seppure potenzialmente condivise. Impreparato all’ombra totale, al buio, lo spettatore nel rivedere la protagonista ora vestita di rosso capisce di essere uscito dall’esperimento, dall’ombra.

Attraverso lo studio del corpo e delle sue potenzialità di movimento si costruisce la coreografia, ricercandola. Senza un senso definito a priori, la danzatrice si fa trasportare, e chi la guarda con lei, seguendo le tracce dell’ombra, ineliminabile contraltare della luce nel modo fisico dei corpi di stare nel mondo. Paola Bianchi crea così la sua performance, seguendo una regola, costruita nella sua messa in opera.

Duplica

di e con Paola Bianchi

elaborazione suono Paola Bianchi

luci Paolo Pollo Rodighiero, Chiara Girolomini

tecnica Chiara Girolomini

foto Valentina Bianchi

27 maggio 2011, h 20.00 – Teatro Palladium, Roma

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