voci off Sonia Coppoli e Chiara Guarducci
sabato 22 ottobre 2011
SUICIDE PROJECT
di Fanny Cerri
Chiara Guarducci, poetessa, regista
e drammaturga fiorentina, si cimenta in uno spettacolo apparentemente lontano
dalla sua precedente produzione artistica, intonata al monologo intimo e
poetico di personaggi che si rivelano al pubblico nella loro crudezza esistenziale
(come la Marylin Monroe di Bye Baby Suite
o la protagonista di Inverno).
Suicide project, vincitore del
bando Residenze Creative 2010/2011 di Duncan 3.0, parla invece un linguaggio
impersonale e asettico.
Il protagonista è Pinky, personaggio avatar, muto e insignificante, di un gioco elettronico. La sua è
una storia non-storia, in quanto priva di qualsiasi evoluzione esperienziale. Pinky
non è simpatico, non è antipatico, semplicemente non è. Pur non essendo, appare
fin dal principio programmato al suicidio. Una voce fuori campo, artatamente
entusiastica, lo descrive mentre si muove circolarmente in un percorso vuoto,
di azioni sempre uguali, prive di significato: mostrare le proprie foto in
posa, una identica all’altra; andare ai party;
consumare; cliccare Mi piace su Facebook;
guardare la televisione; dormire. La stessa voce assertiva, in un inglese
bastardo e commerciale, enumera tutto ciò che a Pinky piace fare: «Pinky likes
parties». Ma Pinky ha un volto impassibile e un’andatura sempre uguale,
innaturale. Non è felice, non è infelice, non è. Si lancia, da bravo gioco
elettronico, in assurde imprese autolesionistiche, che lo intaccano solo in
superficie. Gioca apaticamente al suicidio.
Le luci non lasciano spazio alle ombre. I colori non hanno
sfumature. La bidimensionalità e la solitudine del personaggio, il ritmo
costante dell’azione, l’assenza di sensualità e di espressività corporea,
creano nel pubblico un distacco emotivo, che diventa un grido di esasperazione
profondamente lontano: grido che non sa uscire neppure di fronte al suicidio
finale, reiterato e irrilevante, del protagonista.
Elisa Gestri, perfetta nel suo
ruolo di Pinky, incarna l’incubo di un essere umano sempre meno carnale, sempre
meno in contatto con le proprie emozioni, sempre più incapace di
autodeterminazione. La voce esterna, che pilota e disegna la vita apparente del
personaggio, è quella di un demiurgo impersonale e lontano, impietoso e
intangibile. Si delinea così una satira amara e deridente della società in cui
viviamo, dove il consumismo e l'attività vuota e compulsiva della quotidianità
sembrano destinare l’umanità all’autodistruzione.
Suicide Project
Compagnia Tintin,
in coproduzione con Duncan 3.0 Residenze Creative
regia e drammaturgia Chiara Guarducci
assistente alla
regia Alessandro Sivieri
con Elisa Gestri
voci off Sonia Coppoli e Chiara Guarducci
voci off Sonia Coppoli e Chiara Guarducci
elaborazione
musicale Alessandro Sivieri
disegno luci e
direzione tecnica Michele D’Onofrio
2 ottobre 2011 – ore 18:00, Teatro Furio Camillo, Roma
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