mercoledì 12 ottobre 2011
ARIA…DI MAGICO
di Paola Monaco
Combinate cavaquinho,
tabla, flicorno, djembe, dum dum, sabar, kora, oud con elementi più
classici e sperimenterete uno stato di straordinaria euforia. Non stiamo
parlando di una pozione magica per raggiungere l’estasi, ma dell’effetto della
musica dell’Orchestra di Piazza Vittorio.
Il nome degli strumenti rende evidente la provenienza
multietnica dei suoi componenti, che si sono ritrovati a Roma, nel quartiere
Esquilino, dove l’odore di kebab, spezie indiane e cucina cinese pervade l’aria
in modo pungente.
Mario Tronco e Agostino Ferrente, ingegnosi già nel
tentativo di salvare lo storico cinema Apollo,
dimostrano di esserlo ancora di più nel rivisitare, in modo creativo e
brillante, i classici della musica. Il Flauto magico è un esempio estroso di
questa singolare rilettura.
Messa da parte la struttura più ingombrante dell’opera
mozartiana, rappresentata da misticismo e massoneria, viene dato maggior
rilievo all’elemento fiabesco e meraviglioso, di settecentesca memoria, che ben
si presta all’accompagnamento per flauto. La favola narrata dall’Orchestra di
Piazza Vittorio non è tanto un pretesto per trasmettere contenuti educativi;
essa lascia trasparire, piuttosto, l’aspetto più leggero, popolare e comico del
racconto.
«Siamo in un paese
lontano. C’è un ragazzo straniero; il suo nome è Tamino»: la voce narrante
è affidata a un omone cubano, Omar Lopez Valle, vestito a mo’ di Napoleone, che
entra dondolandosi al suono dei bonghi. Racconta la storia del principe Tamino
che, accompagnato dal bonario Papageno, parte alla ricerca della principessa
Pamina, figlia della Regina della notte e prigioniera di Sarastro.
La trama è, ovviamente, più complessa e ben si presta a
spaziare tra i generi musicali più diversi, che ne sottolineano i passaggi più
significativi, personalizzati dall’uso di jazz, rap, mambo, pop e da una
valanga di energia. Alla spalle di questa ben fornita orchestra, divertente e
variopinta, tre immensi schermi proiettano immagini fantasiose, vere e proprie
girandole di colori, che prendono anche la forma del fotoromanzo rosa, rendendo
tutto molto attuale e spiritoso. Di grande effetto, per la scenografia, gli
acquerelli di Lino Fiorito. Oltre
alla folta varietà delle lingue utilizzate per il canto, con arrangiamenti curati
da Mario Tronco e Leandro Piccioni, a rendere tutto più
favoloso intervengono i costumi di scena ideati da Ortensia De Francesco, riflesso di un mondo leggendario che pullula
di personaggi bizzarri e simbolici.
E’ proprio la ricerca di leggerezza che fa sì che uno dei
passaggi più coinvolgenti dell’opera rimanga l’aria della Regina della notte.
Aria di magico, appunto. Meritano un cenno particolare l’assolo degli strumenti
a fiato, il giocoso intervento delle tre dame agli archi, provviste di vistosi e
stravaganti cappelli, la voce dolce e potente di Pamina. Ma ogni strumento
contribuisce a portare una nota di brio al concerto. Le luci, poi, aiutano il
pubblico a perdersi in un vortice di emozionanti suggestioni.
Si rimane deliziati da questa destrutturazione dell’opera,
alleggerita e reinterpretata in chiave contemporanea, e travolti dalla forza
che sprigiona questo mix multietnico
di musicisti-trasformisti.
Mozart si sarebbe goduto lo spettacolo in poltronissima.
IL FLAUTO MAGICO SECONDO L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO
Dall’Opera di
Mozart
Direzione
artistica e musicale di Mario Tronco
Elaborazione
musicale di Mario Tronco e Leandro Piccioni
Dal 22 settembre al 2 ottobre 2011, Teatro Olimpico di Roma
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