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venerdì 27 maggio 2011

LA NUOVA SAGRA TRADIZIONALE

di Ludovica Marinucci

Una miscela esplosiva ha fatto la sua comparsa nel laboratorio teatrale della rassegna in corso Teatri di Vetro. Si tratta dello spettacolo Sagra del quartetto Progetto Brockenhaus, il cui motore propulsivo sono le musiche della Sagra della primavera di Igor Stravinsky e le memorie autobiografiche della messa in scena del balletto da parte di Vaclav Nijinsky.

Queste ultime prendono forma nelle parole del regista visionario, che già da dietro le quinte ci invita a seguirlo nel mondo caotico che inevitabilmente precede ogni creazione. La luce che illumina la sua sedia ci avverte su chi focalizzare l’attenzione: da quel pulpito si genera tutto ciò che lo spettatore vedrà comparire sulla scena. Voltato come un impassibile direttore d’orchestra, il regista guarda due eleganti scimpanzé, che si muovono al ritmo uno dei grugniti reciproci, si annusano, si imitano, essendo causa uno dei movimenti dell’altro. Cercano una coordinazione, una connessione reciproca, proprio come le idee, che ad un certo punto della loro progressione caotica diventano autonome, hanno vita propria, rispetto all’autore. Nell’impossibilità di fermarle da parte il regista se ne va, lasciandoci in balia di un vero e proprio caos danzante. Sono i nostri frammenti interiori a venire fuori, al tempo dei ritmi ossessivi di una musica carica di tensione che ancora oggi mostra tutte le sue potenzialità generative.

Esterrefatti gli scimpanzé guardano le movenze una donna impellicciata, che invasata dalla musica, come dal personaggio, chiede dove sia il regista che le dica cosa fare. Viene accontentata da un suo ironico rientro sulla scena sui passi di un danzatore classico impedito, che confessa tutta la paura di non riuscire più a creare. Forse ci vuole un megafono per dirlo.

In una danza corale e primitiva, si bacia il pavimento, la terra, da cui veniamo e a cui dobbiamo tornare. Si cerca di mettere in fila le idee, ma una si ribella, tirando calci. Le idee, si sa, fanno cose strane: si nascondono; entrano in scena anche quando non è il momento; si inchiodano a vicenda. Mentre una culla dolcemente il regista, le altre si combattono fino alla morte. O è solo una trasformazione? Quelle frutto dell’inconscio sono tinte di rosso, si spogliano, si vestono da donna. È un continuo e corale turbinio, che alterna sogno e realtà, tradizione ed innovazione, come quando per un attimo sospese, all’improvviso esaurite cadono a terra. Buio. Silenzio.

Lo spettacolo è coinvolgente, ironico ed innovativo. Condividendo con lo spettatore le memorie del coreografo russo, il quartetto dei Brockenhaus riesce a rendere attuale in modo non banale i moti interiori dell’atto della creazione, attraverso l’uso esperto di immagini evocative, di un gesto danzato consapevole seppure giocoso, di una musica d’eccezione.

Proponendolo, Teatri di Vetro si conferma anche quest’anno per l’elevato livello della rassegna.

Sagra – Progetto Brockenhaus

Ideazione di Elisabetta di Terlizzi e Francesco Manenti

Interpreti Elisabetta Terlizzi, Francesco Manenti, Emanuel Rosenberg, Cecilia Ventriglia Creato in collaborazione con Elisa Canessa, Federico Dimitri, Piera Gianotti disegno luci Marco Oliani

21 maggio 2011, h 20.30 - Teatro Palladium

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