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mercoledì 18 maggio 2011

DOPPIO ASSOLUTO: GABRIELE LAVIA E RITA MARCOTULLI_ “IL SOGNO DI UN UOMO RIDICOLO” DI FEDOR DOSTOEVSKIY

di Claudia Romito

“Il sogno di un uomo ridicolo”, nella versione presentata al Vascello, è soprattutto uno spettacolo per le orecchie, che mantiene del teatro il fascino del qui ed ora e della fruizione collettiva di un testo che risulta invece fortemente incentrato sull’individuo, i suoi pensieri, i suoi sensi di colpa, i suoi sogni.  Un individuo che “si sta stretto” e scalpita,  nell’inconfessata volontà di “amare il prossimo come se stesso” una “vecchia verità che non ha mai attecchito…”
Il reading teatrale ha un po’ il gusto degli spettacoli radiofonici, e allora chiudi gli occhi e sei negli spazi cosmici o metafisici che il testo descrive e che la musica evoca; apri gli occhi e sei seduto sulla tua poltroncina, vivendo un’esperienza onirica guidata dalla voce narrante, sulla scia di quella del personaggio. Sul palco solo due persone, una sedia e un pianoforte, illuminati da una luce blu e una ambra sui volti.


Un doppio “assoluto” su cui aleggia però  il “terzo”, che non è minaccia, ma collante: l’autore, che mai come in questi spettacoli è protagonista della scena.
Tutto avviene nella testa, ma anche nel cuore. La ragione, che pure ha sempre dato grandi soddisfazioni a quell’ ”uomo ridicolo” del titolo, nel sonno inizia a vacillare, mostrando al tempo stesso verità in grado di mutare il corso degli eventi e le convinzioni della veglia.
Lo sparo del sogno non mira alla tempia, ma al cuore, bersaglio meno indifferente per il sognatore, perché come ci narra l’autore non ci si uccide in quei giorni in cui “tutto è un po’ meno…” ma quando “tutto è un po’ più…”  reale, meno indifferente. Ed è su questo nucleo tematico fondamentale che l’interpretazione di Gabriele Lavia e quella di Rita Marcotulli convergono: l’indifferenza. Così la parola corre e si dilata, ma si fa anche monotona, indifferente, e solo a tratti coinvolta e coinvolgente; così anche la musica non asseconda i crescendo emotivi, non cede al fascino facile di un commento enfatico. Sottolinea lo stillicidio di una goccia che cade sull’occhio del protagonista e si distende solo quando lo spazio angusto della tomba si apre agli spazi siderali, quando l’infinitamente grande dell’universo è chiamato ad uscire, ad espandersi e poi vertiginosamente a rientrare nella testa del protagonista. Come uno zoom impazzito, come il genio che esce e poi rientra nella lampada a missione ultimata.
La musica accompagna ma non può alleviare la grave consapevolezza dell’ uomo ridicolo che non può trovare altro sollievo se non nel raccontare e nel ricevere, almeno nel finale, un riconoscimento pubblico, diventando “ridicolo” anche agli occhi degli altri e non più solo per se stesso.

Con il tocco jazz della Marcotulli, la voce atletica e lo sguardo sicuro di Gabriele Lavia si conclude l’edizione 2011 della rassegna “Doppio assoluto – la voce intorno al suono” al teatro Vascello.

Doppio assoluto: Gabriele Lavia e Rita Marcotulli
in scena al Teatro Vascello, sala Giancarlo Nanni
il 16 maggio h 21,00

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