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mercoledì 2 dicembre 2009

RIFUGIATI NEL TEATRO

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RIFUGIATI NEL TEATRO Compagnia Afrodita – Teatro dei Popoli Teatro dell’Orologio - Roma Fino al 20 settembre 2009 di Gianpaolo Marcucci Compagnia Afrodita, "Teatro dei Popoli", Teatro dell’Orologio, Roma pubblicato il 15/29/2009 Straniero. Straniero è solo una parola. Straniero è non sentirsi a casa. Straniero è non essere a casa. Straniero è non essere felice. Straniero è non potersi lavare, e sentirsi dire “che schifo”. Straniero è sognare di tornare dalla propria famiglia, per cinque minuti, cinque minuti e mezzo. Straniero è non essere nessuno. Nessuno. Straniero. Straniero è solo una parola. Al teatro dell’Orologio (Sala Grande), dall’11 al 20 settembre, va in scena il progetto della compagnia Afrodita“Teatro dei popoli” con due atti di uno stesso spettacolo che in realtà sono due spettacoli a se stanti: “Migration Revue” e “Struggimenti–Le Badanti”. Quello che si propone è uno spettacolo che fa pensare, uno spettacolo che muove dentro, e pone il pubblico di fronte a una realtà ignorata, dimenticata. Nel teatro dei popoli di Dani Horowits e Claudia Della Seta, la realtà è più dura e tetra della rappresentazione. Immigrati, clandestini, rifugiati; badanti, barboni, emigrati, «Immaginate la vita più difficile che si possa vivere… quella è la mia vita». La guerra, il dolore, la morte che dispensano i regimi di paesi come l’Iran, l’Iraq, l’Afghanistan, il Bangladesh o tutti gli altri luoghi da dove vengono i protagonisti di Teatro dei Popoli, spingono necessariamente alla fuga. Fuggire dal proprio paese significa però fuggire dalle proprie radici, dalla propria famiglia, dal proprio lavoro, dalla propria cultura, dalle persone che si amano. Essere sottoposti ad un tale peso non dovrebbe risultare ammissibile in un mondo dove esiste un dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Dovrebbe, un verbo inutile, perché i diritti dell’uomo vengono calpestati ovunque, in ogni momento. Ogni volta che un uomo viene cacciato dal proprio paese o è obbligato a lasciarlo, ogni volta che è costretto a viaggiare sotto un camion, o su una barca trasandata, ogni volta che viene rifiutato da un altro paese, ogni volta che 73 rifugiati politici vengono fatti annegare nel mare perché nessuno li vuole, ogni volta che un uomo è costretto a dormire sdraiato accanto alle proprie feci, ogni volta che rischia la vita, per cercare una dignità che non può avere prezzo, ma che si è già perduta nel dolore, quei diritti, i diritti dell’uomo, vengono resi nulli, vengono annientati, insieme alle persone. “Migration Revue” è uno spettacolo che queste cose le vuole raccontare, perché si sappiano, perché la gente non si volti. Non si usano tanti fronzoli, si usano parole semplici, semplici per noi che ascoltiamo ma decisamente meno per coloro che recitano, che per la maggior parte non sono attori, ma rifugiati reali che raccontano le loro storie. Usano torce per illuminarsi il viso a vicenda, e vestono bene, all’occidentale. Sia pur mantenendo una velata ironia, portano alla luce una tematica aberrante, e a ricordarlo sono i bancali di legno sui quali stanno seduti. Dopo di loro è la volta delle donne. Compagnia Afrodita, "Teatro dei Popoli", Teatro dell’Orologio, Roma“Struggimenti–Le Badanti” è il secondo atto/spettacolo della serata. E’ qui abbandonata la sobria e più realistica atmosfera del racconto dei rifugiati. Il sogno è l’incoerenza onirica sono il leit motiv, e l’aria che si respira, è emotivamente meno riservata e più passionale. La storia è surreale, due personaggi molto distanti si trovano a dover aspettare “la barca della salvezza” in un improbabile “stabilivento” destino, su una spiaggia percorsa da spiriti, la notte delle elezioni. Il mare è una presenza che torna, a impaurire e dare speranza. Una figura criptica che parla, in una, tutte le lingue del mondo, si pone nella scena avvolta da un mantello di gomitoli, presagendo una terza guerra mondiale, l’ultima. Ad accompagnare l’attesa evolutiva (o forse involutiva) delle due protagoniste, vi è il passaggio di alcune donne, le straniere, che si manifestano rappresentando le loro vite. Qui è mostrato come l’essere straniero è una condizione che può appartenere a chiunque. La badante russa che ricorda con malinconia il suo passato di ballerina prima del crollo del muro; l’ironica colf filippina che spedisce videomessaggi al figlio lontano e raccontandogli di come si sia fatta una nuova vita; l’attrice italiana che cerca fortuna in America, dove le parole spaghetti, pizza e mandolino sono etichette dalle quale non ci si può districare; e infine la profuga straziata dalla guerra che imprigionata per settimane è arrivata a nutrirsi di se stessa. Queste esperienze si intersecano l’una dentro l’altra, dando respiro al dialogo irrazionalmente coerente tra le due donne, che porta ad un percorso di redenzione e rinascita come figure animali. Migration Revue e Struggimenti – Le Badanti, sono insieme uno spettacolo da vedere, da sentire, per conoscere, e non dimenticarsi dei quella parte del mondo che non è illuminata dallo stesso nostro sole.

Abbiamo incontrato la regista Claudia Della Seta; alleghiamo l’intervista da noi svoltale:

Gianpaolo Marcucci/ Il progetto “Teatro dei popoli” è senza dubbio un progetto di notevole importanza sociale e culturale. Ci vuoi parlare di come è stato concepito? Claudia Della Seta/ “Teatro dei popoli 1” fu il primo piccolo festival che guardava alle opportunità che ci offre l'obbligo di conoscerci l'uno con l'altro, in quanto popolo della terra, e fu presentato all'Auditorium nel 2007. Comprendeva tre progetti nati in Israele che guardavano all'integrazione di attori e tecnici italiani, arabi ed ebrei. Il secondo anno abbiamo voluto guardare la nostra Italia e attingere all'immenso patrimonio che ci offrono i nostri immigrati. Patrimonio di anime e di storie, un vero forziere pieno di tesori. In tempi in cui il denaro (che fa girare il mondo) manca si fa a mio parere più evidente l'importanza dell'altra nostra grande sorgente di energia, comune a tutti, l'amore.

GM/Come nasce la compagnia Afrodita? CDS/ Afrodita Compagnia nasce nel 2003 con la produzione "La Casa degli Spiriti" da Isabel Allende al festival Enzimi di Roma, come emanazione femmina del teatro Arabo Ebraico di Jaffa, di cui io stessa, emigrata in Israele nel 1994 sono socio fondatore (in quanto attrice immigrata).

GM/ La scelta di utilizzare protagonisti reali delle storie di rifugiati che si raccontano negli spettacoli è una scelta coraggiosa e profonda. Cosa puoi dirci in merito? CDS/ La forza interiore dei nostri protagonisti diventa luce sulla scena. Carisma. Il carisma, cioè la capacità di essere ascoltati, è ciò che l'attore cerca sempre. A volte lo trova, a volte no. Volevamo mettere in evidenza la luminosità di queste persone, non soltanto fare un "festival della sofferenza". Credo che loro questa luce e questa potenza la emanino non meno degli attori professionisti. GM/ Quali sono le vostre prossime tappe teatrali? CDS/ Vorremmo riprendere il nostro cavallo di battaglia,"La Casa degli Spiriti", inserendo i nuovi attori-rifugiati-badanti, insieme con attori, nel frattempo diventati grandi star del nostro cinema, come Alba Rohrwacher, che fece con noi, nel 2003, proprio all’Orologio, il suo debutto teatrale.

Dall’11 al 20 settembre 2009 Teatro dell’Orologio (Sala Grande) Via dei Filippini, 17 a 00100 Roma

Compagnia Afrodita: “Teatro dei Popoli” “Migration Revue”,di Dani Horowitz Da Yehuda Amichai, Slawovitz Mrozek, Israel Pinkas, Dimitri Verhulst Con Muhammad Ali, Azizallah Haidari, Ali Muhammad, Hasan Mahbub Rasul Hasan, Jim Mc. Manus, Mauro Marino, Olek Mincer, , Stefano Viali ”Struggimenti-Le Badanti”, di Claudia Della Seta Ispirato a “Le straniere” di Yossefa Even Shoshan Regia di Claudia della Seta e Glenda Sevald Con Rossella Ascolese, Maria Teresa Campus, Claudia Della Seta, Sofia Diaz, Valentina Kit, Annalisa Lanza, Mitrie Mundo, Moni Sultana.

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