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mercoledì 2 dicembre 2009

L’INDIA DI MONICA CASADEI VA IN SCENA A VILLA PAMPHILJ

L’INDIA DI MONICA CASADEI VA IN SCENA A VILLA PAMPHILJ “Codice India. Ineffabile stato di grazia”, Compagnia Artemis Danza Roma - Villa Doria Pamphilj - 7 Luglio 2009 di Gianpaolo Marcucci

pubblicato il 13/07/2009 All’interno della nota rassegna “Invito alla danza” - una delle poche rassegne romane che, presentando sempre lavori coreutici di qualità e rilevanza internazionale, ogni anno contribuisce al sostegno di un’arte che, oggi, va sempre più incontrando difficoltà, tanto economiche quanto culturali - è andata in scena il 7 luglio la produzione di Monica Casadei “Codice India. Ineffabile stato di grazia”. Monica Casadei, alla guida dellaCompagnia Artemis Danza dal 1994, conta ad oggi più di 20 creazioni coreografiche, presentate, oltre che nei principali teatri e festival italiani, in molte prestigiose manifestazioni internazionali. Dal 2005 comincia a dedicarsi intensamente alla realizzazione del progetto “Artemis incontra culture altre”, inaugurando il suo iter di residenze artistiche, attraverso le quali darà vita a spettacoli come Turkish Bazaar. Il sultanato e le donne (2009) e lo stesso Codice India. Proprio in occasione di tale spettacolo abbiamo incontrato Monica Casadei. Codice India. Ineffabile stato di grazia è un viaggio nel sentimento di generosità e condivisione che il popolo indiano da sempre incarna; uno spettacolo armonioso e fluido, privo di forzature estetiche, come portato dalla corrente. L'esperienza che ci trasmette è quella di bagnarsi nel fiume della cultura orientale, anche grazie all'accostamento che l'autrice propone verso l’arte sacra Bharata Natyam, disciplina che nei millenni è riuscita a rimanere incontaminata e a non evolversi ad un livello folkloristico. Riportiamo il frutto della nostra intervista svolta a Monica Casadei.

Gianpaolo Marcucci/ Ciao Monica. Partiamo da quello che molte volte è il primo contatto con un’opera. Il titolo che hai voluto dare allo spettacolo, creato a seguito della tua residenza coreografica in India, contiene una doppia valenza, riconoscibile anche dall'uso del punctum che separa le due parti di esso: “Codice India. Ineffabile stato dio grazia”; cosa c'è dietro questa scelta comunicativa? "Codice India. Ineffabile stato di grazia". Compagnia Artemis, DanzaMonica Casadei/ Il titolo Codice India è stato, in realtà, il primo titolo, creato per lo spettacolo ancor prima di partire per l'India. Mentre per gli altri spettacoli che fanno parte del progetto “Artemis incontra culture altre” il titolo (come tutti gli altri aspetti del lavoro) è nato dopo il viaggio, nel caso dell'India, che è un paese con un’arte e una cultura millenaria e una tradizione estremamente forte e radicata, è stato il viaggio ad essere costruito secondo un'idea precisa, una sfida, una scommessa, che era quella di andare a incorporare, attraverso lo studio in loco nella più famosa accademia di danza dell'India del Sud, la disciplina del Bharata Natyam. Il primo obiettivo, oltre a quello di visitare il paese e proporre spettacoli anche nel Nord, era la voglia di condividere con tutti i miei danzatori i profumi artistici e culturali dell'India attraverso un'esperienza non solo umana ed artistica, ma propriamente coreografica. In tutti i paesi che ho visitato con la compagnia, la danza, attraverso l'universalità del linguaggio del corpo, è stata la nostra vera chiave comunicativa, il nostro modo di incontrare un altro popolo. L'India, ancora più di altri paesi, ha nella danza un vero e proprio codice. E' un codice quello del Bharata Natyam, non uno stile, ed è un codice ancora estremamente vivo, che ha mantenuto il suo significato di arte sacra senza essere tramutato dal tempo in elemento di folkore. Il titolo in tal senso è un po’ l'incipit di questo viaggio, conoscere un paese attraverso i suoi codici linguistici legati al corpo. Il tentativo di conoscenza e condivisione che contraddistingue questo processo di creazione non si è comunque fermato all'esperienza del viaggio. Per tutto il periodo della creazione di Codice India, che è durato 5 mesi (a fronte del mese trascorso in India), abbiamo studiato e approfondito i movimenti della Bharata Natyam con un’insegnante molto preparata, che è poi stata inserita nella compagnia. Per la prima volta, abbiamo fatto nostro tale linguaggio per contaminare gli elementi coreografici con figure - come ad esempio i Mudra - legati alla mitologia Indiana e ai suoi racconti. Codice risulta così la volontà di approfondire coreograficamente un linguaggio. Per quanto riguarda invece la seconda parte del titolo, Ineffabile stato di grazia, il discorso si sposta sul piano esperienziale e temporalmente si riferisce al dopo, alla conclusione del viaggio, al ritorno. “Ineffabile stato di grazia” è esattamente lo stato, d'animo e fisico, che dopo questo viaggio tutti noi abbiamo percepito e portato dentro. Codice India, con la parola “codice”, dà inevitabilmente l'idea di un rigore, di un qualcosa che se vogliamo ha anche una componente estremamente tecnica, ma tale definizione non rende giustizia all’esperienza; il viaggio non è stato solo questo, è stato una miriade di incontri umani, di condivisione di stati d'animo che ci ha toccato profondamente, legati proprio a questo stato di grazia, che è ineffabile. Uno stato di leggerezza, di gioia che ha l'India e che nessuno di noi è riuscito, una volta tornato, a comunicare verbalmente. A chi non l'ha condiviso, si può solo augurare di poter andare in quei i luoghi e respirare quelle atmosfere così spirituali ed interiori. Lo spettacolo è stato quindi anche un'occasione per rivivere quello stato di grazia e leggerezza, reso ancor più inspiegabile e misterico dal fatto che l'India non è per nulla un paese morbido, un paese armonico. E' un paese che ti aggredisce i sensi, con i suoi odori, i suoi rumori, le sue immagini anche contrastanti e irrimediabilmente, e violentemente, belle. Il primo impatto, come l'inizio dello spettacolo, è infatti violento, è sensorialmente pieno. La leggerezza sta nella traduzione dell’insieme, della totalità che ti riporta a vivere quella sensazione beatificante.

"Codice India. Ineffabile stato di grazia". Compagnia Artemis, DanzaGM/ Attraverso il tuo lavoro, e la tua ricerca coreografica, hai voluto raccontare un popolo, quello indiano. La controversa storia contemporanea del Paese a cui ti ispiri e l’esperienza antropologicamente culturale che riporti con i movimenti dei tuoi danzatori ci impone di capire che c'è dell'Occidente nell'India che racconti. Vuoi parlarci di quest'incontro culturale? MC/ Di sicuro l'Occidente siamo noi. Mi viene istintivo dire questo, perché è vero che il punto di vista gioca un ruolo fondamentale. Non è, il mio, un lavoro di rappresentazione; è piuttosto un raccontare, attraverso il movimento, i dati sensoriali raccolti partendo da un punto di vista, che nel nostro caso è quello italiano. Tutta la mia equipe è formata da italiani, ad eccezione di un danzatore che, seppur indiano, è di formazione occidentale. Lui, ad esempio, ha nel corpo un DNA e una genetica indiani, ma possiede una cultura e una formazione totalmente occidentale, anche per ciò che concerne la danza. Paradossalmente c’è inoltre in compagnia una ragazza, l’insegnante di Bharata Natyam di cui parlavo prima, che è italiana, ma ha letteralmente una formazione indiana. "Codice India. Ineffabile stato di grazia". Compagnia Artemis, DanzaE’ stato quindi molto interessante vedere come Oriente e Occidente si scontrassero anche solo casualmente in questi miei due danzatori, e in molteplici modi in sala. Un’importante riflessione, alla base del lavoro, è infatti proprio il confronto tra alcune nostre abitudini e forme di pensiero, e le loro. L’occidente c’è, perché tutto ciò che abbiamo visto e vissuto è filtrato dal nostro essere occidentali e italiani. Il confronto avviene anche a livello di accesso al codice. Bisognava vedere come entrare, ad esempio, nei corpi di queste persone, a noi culturalmente accessibili solo in parte. Fondamentale è stato lo studio delle posture. Rientrare con i nostri corpi occidentali in posture secolari, come anche solo il loro modo di sedersi, è stato estremamente difficile. C’è una fase dello spettacolo in cui è possibile osservare le posture che in India si possono vedere quotidianamente. GM/ Come ci hai già fatto intendere, alla base della tua ricerca di movimento c’è un vero e proprio lavoro di contaminazione. Visto però che in uno spettacolo l'elemento coreografico è solo uno dei tanti che compongono la totalità della scena, puoi parlarci di come hai voluto rendere la contaminazione dal punto di vista registico, e quindi di strutturazione dell'intera opera? "Codice India. Ineffabile stato di grazia". Compagnia Artemis, DanzaMC/ La sfida non è stata mai legata solo ai momenti coreografici. Come si può notare seguendo lo spettacolo, un importante elemento di contaminazione e di scommessa è di sicuro la musica. Per codice India ho deciso di affidare la creazione e il mixaggio delle musiche ad un compositore giovanissimo ma già professionalmente molto competente, Luca Vianini, che, utilizzando sempre un profumo indiano, ha ricreato, elaborato e a volte composto da principio tutte le tracce. Ha anche voluto riprodurre quello che è il ritmo indiano con sonorità contemporanee. Lo stesso momento più vicino al Bharata Natyam, in cui è messa in scena la purezza di tale danza, è svolto su musiche che sono totalmente contemporanee. Lo slittamento sonoro provoca un impatto notevole, e trasforma la danza Bharata Natyam in movimento contemporaneo. Al contrario, quando si utilizzano musiche indiane i movimenti che vengono inseriti non hanno niente a che vedere col codice. Ne è un esempio il momento in cui, sulla musica propria della danza indiana, viene rappresentata una scena di gioco che fa emergere una parte della natura indiana che esula da quella specifica disciplina: la natura Bollywoodiana. Gli Indiani sono Bollywoodiani nelle loro manifestazioni emotive, sono estremamente estroversi e totalmente esagerati. Resta comunque parziale il raggiungimento del tentativo di riportare un’esperienza totalitaria come quella che l’India ci ha donato. Si è voluto creare una struttura che permettesse di passare da uno stato d’animo all’altro senza accorgersene, proprio per rimandare all’estrema variegatezza di questo paese. Una commistione armoniosa di contrasti e di momenti di cultura quotidiana, alternati a momenti di pura ricerca coreografica.

Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei CODICE INDIA. Ineffabile stato di grazia

Ideazione, coreografia e regia: Monica Casadei Creato con e interpretato da: Chiara Guglielmi, Ambrose Laudani, Stefano Mazzotta, Erika Melli, Sara Muccioli, Alessandra Pizza, Emanuele Sciannamea Musiche originali ed elaborazione musicale: Luca Vianini Luci: Monica Casadei e Paolo Betta Costumi e scene in collaborazione con: Michela Leoni e Graziano Luzzi Assistente alla coreografia danza Bharata Natyam: Alessandra Pizza Assistente all’elaborazione musicale: Stefano Mazzotta Assistente di Compagnia: Chiara Guglielmi Ripetitrice: Elena Bertuzzi

Produzione: Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei Coproduzione: Oriente Occidente In collaborazione con: CID - Centro Internazionale Danza di Parma, Istituto Italiano di Cultura di New Delhi, CIPA - Chandigarh Institute of Performing Arts, Auditorium Ashok - New Delhi Con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia Romagna - Assessorato alla Cultura e Cultura d’Europa, Provincia e Comune di Parma Con il sostegno di: Autocentro Baistrocchi - Concessionario Skoda

Foto di scena: Beatrice Pavasini Reportage in India: Stefano Mazzotta

Prossimi appuntamenti con la Compagnia Artemis Danza: 14 luglio 2009 Latino America. Trilogia Lido degli Estensi, Comacchio (FE)

30 settembre 2009 I Bislacchi. Omaggio a Fellini Mito e Velocità, Auditorium, Tokyo (Giappone)

19 ottobre 2009 I Bislacchi. Omaggio a Fellini SI Dance Festival, Seoul (Corea)

12 novembre 2009 I Bislacchi. Omaggio a Fellini Teatro Rossini, Lugo (RA)

3 dicembre 2009 Turkish Bazaar Teatro Goldoni, Firenze

5 dicembre 2009 Turkish Bazaar Danza del III Millennio, Teatro al Parco, Parma

19 dicembre 2009 Latino America. Trilogia Teatro dei Filodrammatici, Piacenza

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