TDC E' UN portale CHE vuole dare voce ad un nuovo modo di fare critica. Una critica che non attacca, una critica che respira, che si riconosce in ciò che vede. Consapevolezza, introspezione ed umiltà sono le parole che descrivono tale lavoro di ricerca. Perché fare critica non sia più scrivere solo di teatro, ma divenga finalmente scrivere per il teatro

Benvenuti :)

mercoledì 2 dicembre 2009

INTERVISTA A DINO VERGA

seroxcult.com

INTERVISTA A DINO VERGA di Gianpaolo Marcucci Duetto

pubblicata il 17/06/2009 Coreografo e direttore artistico della compagnia Aton – Dino Verga Danza, Dino Verga è uno dei più importanti punti di riferimento della “tecnica Cunningham” in Italia. Dopo aver stretto una duratura collaborazione con il Cunningham Dance Studio e la Merce Cunningham Foundation di New York, nel 2004 Verga è riuscito ad acquisire i diritti di rappresentazione di “Cross Currents”, portando così il suo gruppo a divenire la prima compagnia in Italia cui è stato concesso di inserire, nel proprio repertorio, una coreografia originale di Merce Cunningham. Oggi, Dino ha al suo attivo oltre cento coreografie realizzate per Aton, grazie alle quali ha effettuato negli scorsi anni numerose tournées in Italia e all’estero. Le sue creazioni compaiono nel repertorio di vari festivals nazionali ed internazionali, svolti in locations d’eccezione, fra cui il Malta International Arts Festival, il Salone della Danza di Parigi ed il Festival Internazionale di Cartagine (Tunisi). All'attività di coreografo e direttore artistico affianca, ormai da anni, quella di insegnante di danza contemporanea, collaborando, in qualità di docente, con il Teatro San Carlo di Napoli e l’Accademia Nazionale di Danza di Roma. Dino VergaAbbiamo intervistato Dino Verga dopo il suo spettacolo, preparato appositamente per gli allievi dell’Accademia Nazionale di Danza, in occasione della rassegna Portrait d’Inspiration.

Gianpaolo Marcucci/ Ciao, Dino. Nella realtà italiana, tu sei un coreografo riconosciuto ed affermato. Vuoi raccontarci quando e come è cominciato il tuo lavoro? Dino Verga/ La mia passione per la coreografia è stata sempre una vera e propria vocazione, così come la spinta ad avere una mia compagnia. Mi sono accostato alla danza per questo motivo. Ho iniziato a studiarla molto tardi, avevo 17 anni, con un passato da vero topo di biblioteca, senza alcuna forma atletica. Mi affascinava, tuttavia, la possibilità di poter creare un codice di movimento, così come di poter comunicare dei pensieri e delle emozioni attraverso il corpo. La mia carriera di danzatore spazia dal balletto, alla danza contemporanea, passando per il jazz televisivo, il flamenco e il katak indiano, ma il mio obiettivo è sempre stato quello di fare ciò che faccio oggi, non di essere sul palcoscenico. Ho composto la mia prima coreografia dopo soli due anni che studiavo danza, e la mia prima compagnia appena ventunenne. GM/ Quanto influirono, allora, il periodo di formazione sostenuto a New York, come d'altronde la tecnica Cunningham, e quanto oggi queste ti spingono, nella creazione delle tue coreografie? DV/ Il mio periodo di formazione newyorkese continua tuttora, con i miei soggiorni annuali, di circa un mese, nella Grande Mela. Lì, oltre a studiare, vedo tantissimi spettacoli, parlo con danzatori e coreografi… insomma, una vera full immersion. Ovvio, penso sia inevitabile che l’esperienza americana abbia avuto delle ripercussioni sul mio lavoro. L’incontro con Cunningham, il suo mondo, la sua poetica, la sua tecnica, ha molto ampliato la mia concezione di creazione coreografica. All’epoca della mia prima volta lì, nel 1994, ne fui quasi folgorato, tanto che forse dapprima ho quasi inconsciamente tentato una “imitazione” del suo lavoro. Oggi, penso e credo che di Merce ce ne sia uno solo, e che sia abbastanza inutile riproporre dei suoi percorsi attraverso il mio lavoro. Mille BaciGM/ Cosa ricerchi, nel tuo lavoro di coreografo? DV/ Cerco di essere me stesso. Di comunicare un pensiero, un concetto. Che sia una riflessione su quanto accade nel nostro mondo di oggi, o una pura idea di bellezza di corpi danzanti. GM/ I tuoi ultimi spettacoli si discostano molto dalle tue prime creazioni. Hai introdotto una drammaturgia più profonda ed elaborata, ed hai aggiunto elementi di ricerca che tendono all'apertura nei confronti delle altre forme d'arte. Ci vuoi parlare di questa evoluzione della tua attività artistica? DV/ Io non mi sono mai fermato ad un “marchio”, una formula di spettacolo che funzionasse e che mi desse credibilità. Ad ogni nuova creazione, mi avventuro in percorsi da me ancora non battuti, anche col rischio di arrivare ad un risultato non soddisfacente. Ma, come dicevo, sento il mio lavoro come una vocazione, e pertanto con esso voglio crescere, anche con l’incognita di una caduta. Devo riconoscere che la possibilità di fare tutto questo mi è data da una compagnia di danzatori fantastici, per abilità tecnica, sensibilità artistica e fedeltà al mio lavoro; e, per questo, devo citare assolutamente almeno tre dei miei danzatori storici, che lavorano con me da molti anni (e intendo molti: tredici, quindici e diciannove..), che sono Stefania Brugnolini, Antonella Pugliese, e il mio braccio destro Luca Russo, vere e proprie colonne portanti nei miei processi di creazione. Oggi, sono molto interessato ad arrivare al pubblico attraverso un multi-linguaggio, un’evoluzione del mio modo di comporre uno spettacolo attraverso diversi strati di lettura, fruibili a seconda del livello di consapevolezza culturale dello spettatore. La danza deve essere di tutti, e arrivare a suo modo al cervello, o al cuore, di ognuno. GM/ Le tue attività non si esauriscono comunque nella coreografia, spaziano infatti all'interno di altri ambiti, come ad esempio quello della formazione. Come nasce la tua passione per l'insegnamento, e come la coltivi? AzzurroDV/ Il mio desiderio di insegnare, e di trasferire le mie conoscenze, è nato in maniera prepotente quando per la prima volta, a New York, ho scoperto la tecnica di Cunningham, che qui in Italia, nella sua purezza, era pressoché sconosciuta. A tutt’oggi non capisco come possa essere avvenuto che nessuno, prima di me (e Luca Russo), si sia preso l’onere di divulgare nel nostro paese questo linguaggio, senza apportarne delle personali modifiche. Io credo che un allievo debba, nella propria formazione, conoscere almeno una delle grandi tecniche contemporanee codificate (Graham, Limòn, Cunningham), per poterne meglio apprezzare le contaminazioni e le elaborazioni. È il lavoro che da quindici anni faccio in Italia, affiancandolo a workshops del mio personale lavoro di elaborazione stilistica. Da dodici anni insegno alla Scuola di Ballo del Teatro S. Carlo di Napoli, sono stato docente all’Accademia Nazionale di Danza, la Scuola del Teatro dell’Opera di Roma ha da poco richiesto una mia collaborazione. E poi, corro su e giù per il nostro Belpaese a tenere stages, seminari e lezioni, senza risparmiarmi mai. GM/ Oggi, in Italia, la danza vive un momento di profonda crisi. Ovviamente questo è da considerare in linea con la crisi economica, ma sopratutto culturale, che il nostro Paese sta affrontando. Essendo tu un coreografo affermato, come vedi questa situazione, e cosa ti sentiresti di dire ad un/a giovane coreografo/a che si affaccia sulla scena in questo momento? Fiori MalatiDV/ La crisi culturale, oltre che economica, purtroppo coinvolge il mondo intero, non solo il nostro Paese, e certamente in Italia un governo che non supporta l’arte rende più difficile la sua sopravvivenza. Ma è questo il momento di tirare fuori le unghie. Nessuno mai è riuscito ad affossare la spinta innata a comunicare, a collegarci, a creare. Siamo molto indietro rispetto a quanto accade nella ricerca artistica nel resto del globo, ma la sensibilità e l’inventiva tutta italiana, che ci contraddistinguono, non possono essere messe a tacere. Bisogna lavorare, lavorare, lavorare. Anche nelle difficoltà, senza soldi e con poche opportunità di sbocco. Ai giovani posso solo dire di lasciare da parte il trend superficiale legato all’apparire; nell’arte bisogna avere solo il senso di Estetica. Quella con la “E” maiuscola. Ma il balzo da fare è grande.

GM/ Prima di salutarci, vuoi ricordare ai lettori quando e dove potranno vedere in scena i tuoi spettacoli, e magari darci qualche anticipazione su qualche tuo prossimo lavoro? DV/ Saremo in scena con la mia compagnia “Aton – Dino Verga Danza” dal 16 al 19 e dal 27 al 30 giugno al Teatro Furio Camillo di Roma con il mio nuovo lavoro “Backline (for seven)”. Una formula di spettacolo/studio offerto al pubblico con un aperitivo alle 19, in orario pre-estate romana. E’ un lavoro astratto, che cambia programma ogni sera, una sorta di evento non ripetibile… Difficile dire altro in poche parole. E poi, come io sottolineo spesso, per fortuna la danza è un’arte muta, che parla direttamente al nostro dentro.

“BACKLINE (FOR SEVEN)” COMPAGNIA ATON - DINO VERGA DANZA Coreografia e Regia: Dino Verga Compagnia/ Produzione: Aton - Dino Verga Danza Cast: Stefania Brugnolini, Veronica Cionni, Luca della Corte, Valeria Gargaro, Anna Marinelli, Angelo Petracca, Antonella Pugliese, Luca Russo

Dal 16 al 19 e dal 27 al 30 Giugno 2009

Teatro Furio Camillo Via Camilla, 44 00181 Roma Tel. 06.7804476 http://www.teatrofuriocamillo.it

Foto di Marco Mancini

Nessun commento:

Posta un commento