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mercoledì 2 dicembre 2009

ATACAMA DANZA AL VASCELLO

corrierediroma.it

La compagnia Atacama ripropone al teatro Vascello lo spettacolo “Istruzioni per rendersi infelici”.

Nella cornice di quello che all’oggi rimane essere forse il più importante dei teatri di ricerca di Roma, i giorni 28,29 e 30 aprile, la compagnia Atacama, diretta da Patrizia Cavola e Ivàn Truol, ha portato in scena la sua produzione “Istruzioni per rendersi infelici”, già vincitrice del premio teatro città di Aversa 2007. Liberamente ispirato all’omonimo testo dello psicologo Paul Watzlawick, lo spettacolo vede protagoniste quattro figure meccanicamente quotidiane che disegnano con la loro presenza, un mondo all’interno del quale le proprie proiezioni, si palesano nel vuoto, costruendo come una complessa scenografia. Un mondo dove plasmare equivale sempre ad essere plasmati, dove toccarsi desta sgomento. Ogni pretesto è buono per complicarsi la vita, per rompere la noia della semplicità. È il dramma dell’inevitabile relazione con l’altro. Sospetto, sfiducia, rifiuto sono parole che potrebbero essere incise sul fondale; ma non ci sono, non c’è parola a meno che non sia vuota, sterile, stilizzata, simbolica, insomma a meno che la fittizia necessità di incomunicabilità di quelle figure, non venga soddisfatta.

La sensuale asetticità dei costumi, si fonde alla surreale immagine di un’interiorità senza tempo. Lo scandire dei passi è già danza e prefigura una ricerca di movimento che talvolta è puramente coreutico e talvolta è azione drammatica. I linguaggi sono molteplici, e tutti intrisi di una sorniona ironia che quasi esorcizza la spaventosa quanto umana realtà. E’ tutto vero ciò che si può vedere, anche se a mostrarcelo non sono uomini, ma abili ombre.

Alleghiamo l’intervista fatta ai coreografi della compagnia Atacama:

-Cosa ritenete debba recepire il pubblico del vostro spettacolo?

E' un po’ come quando si legge il libro ci si specchia ci si riconosce, non si può fare a meno di sorridere nell' identificarsi e questo in qualche modo è catartico, è utile.

Aiuta a vedere e a diventare consapevoli. L'ironia aiuta a raggiungere un sano distacco a non prendersi troppo sul serio. lo spettacolo non vuole dare risposte ma far vedere

come siamo, i tranelli in cui cadiamo, la confusione per quanto vogliamo e respingiamo, l’indipendenza e il bisogno d’amore, l'ansia che ci spezza il respiro, il sospetto, la sfiducia, l’influenza che vogliamo esercitare, la rabbia, il controllo, l’assurda necessità di eliminare il rischio, l’errore. Questo "vedere" serve anche a capire che in fondo basta spostare lo sguardo, si può cambiare il modo di percepire le cose e gli altri, ci si può scrollare di dosso i pesi e le costruzioni paranoiche come succede nell'immagine finale dello spettacolo.

-Il testo a cui vi ispirate viene definito da alcuni lettori così: Geniale! Ci pone davanti a noi stessi con un'ironia e una semplicità che ci permettono di accettare i nostri difetti più "noiosi" con umorismo e con la certezza di poterli smussare. Un libro scorrevole che sembra quasi giocare.." Potrebbe questo essere un giudizio secondo voi adatto anche al vostro spettacolo?

Se il nostro spettacolo possa essere definito "geniale" non sta a noi dirlo.. non siamo noi a dover giudicare.. per il resto sicuramente condividiamo il parere dei lettori, anzi queste sono anche le motivazioni che hanno suscitato in noi il desiderio di ispirarci a questo libro per la creazione. E' stata nostra intenzione mantenere queste qualità anche nello spettacolo, almeno per quanto riguarda il tono giocoso, lo sguardo ironico e molto diretto, abbiamo cercato di essere semplici.

-Di cosa tratta in poche parole "Istruzioni per rendersi infelici"?

Tratta dell' essere umano e dell’inferno barocco dei suoi rapporti, delle sue relazioni. Svela quanto siano complessi la natura umana e i meccanismi che regolano il pensiero, la sfera emotiva e passionale. Ci mostra come spesso questi meccanismi ci allontanino pericolosamente da quanto davvero desideriamo e di cui abbiamo bisogno, ci confondano e ci facciano perdere.

Mostra un’umanità impegnata a rendersi la vita impossibile e a costruirsi quotidianamente la propria infelicità. Lo spettacolo inizia con l'immagine di una folla che cammina e attraversa meccanicamente una città contemporanea immaginaria mentre voci registrate recitano le parole di Dostoevskij che descrivono come per l'uomo in fondo nulla sia più difficile da sopportare della felicità, l'idea è comunicare come questa caratteristica abbia attraversato i tempi anche se probabilmente è peggiorata nel vivere contemporaneo.

“Istruzioni per rendersi infelici”.

Coreografia e Regia: Patrizia Cavola, Ivàn Truol

Interpreti: Patrizia Cavola, Rozenn Corbel, Ivàn Truol, Marco Ubaldi.

Musiche originali: Epsilon Indi

Costumi: Mariella Visalli

Luci: Danila Blasi

Gianpaolo Marcucci

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