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venerdì 9 settembre 2011

URBAN BODIES

di Francesca Camponero

Sembra ieri quando Eliana Amadio ha avuto l’idea di far parlare l’architettura della sua città attraverso il linguaggio della danza, ed invece, come ha ricordata lei stessa nella conferenza stampa del 5 settembre, sono passati ben nove anni. Già perché il Festival Internazionale di danza in paesaggi urbani Urban Bodies 2011 questa fine estate è arrivato alla sua IX edizione. Anche in un momento di crisi, le istituzioni locali, che hanno sempre sostenuto il festival, non hanno voluto abbandonarlo e ancora una volta ecco che le piazze, i vicoli, i palazzi e le mura della Superba prendono vita e, come dice l’assessore alla cultura del Comune di Genova Ranieri «torna anche quest’anno quell’esperienza vitale per la città di Genova, che fa sì che quegli spazi frequentati acquistino un senso diverso che lascia il segno». La Amadio, direttrice artistica del festival oltre che dell’Associazione ARTU, ci tiene a sottolineare che l’associazione in questi anni è cresciuta, grazie al circuito nazionale volto ad un progetto europeo che ha dato il via alla realizzazione di un film sulla danza che verrà realizzato a breve, con la collaborazione di Film Commition di Genova.
Il programma di questi giorni vede in piazza ben 17 spettacoli e 22 artisti. Le date sono il 5 e il 10 settembre a Genova, mentre l’11 ci si sposterà come sempre nel bellissimo borgo di Finale Ligure. Corpi Urbani quest’anno ha dovuto  ridimensionare il numero di eventi riuscendo comunque a mantenere elevata la qualità della proposta artistica. Il 5 settembre, dopo la presentazione del festival nel cortile maggiore di Palazzo Ducale, vi è stata un’insolita performance all’insegna del buon cibo e della bella musica. A curare l’evento è stato Daniele De Michele, alias DONPASTA, che con COOKIN’ DJ SET ha usato vinili e pentole contemporaneamente, mixer e minipimer per frullare musica e veloutés. Toasting, cucina e selezioni musicali, un dj set speziato di sonorità del mondo intero, tra il funk, il reggae, il Sud America e la Londra meticcia. A seguire la stessa sera l’emozione della danza verticale con la compagnia spagnola CIRCODELICIA. Il loro spettacolo AIREARTE è un insieme di poesia, danza e musica che racconta del mare. I due danzatori si sono immersi in un’acqua immaginaria per volare sulla facciata di Palazzo Ducale.
La novità più significativa di questa nona edizione del festival è l’avvio alle residenze coreografiche per lo spazio urbano con l’obiettivo di creare un’occasione di ricerca per gli artisti, uno strumento di osservazione della vita sociale e culturale di alcuni quartieri della città. Un progetto creativo site specific ideato e condotto da Silvia Gribaudi con la partecipazione di alcune donne over60, un altro progetto di Serena Loprevite e una residenza di Marta Bevilacqua sul tema del viaggio e della scoperta del nuovo. Tre giovani coreografe interessate alla ricerca nello spazio urbano e sensibili alle tematiche sociali e comunitarie, con il coinvolgimento degli stessi residenti, affinché l’arte favorisca una consapevolezza critica atta a cambiare in meglio un quartiere difficile.
Ospiti stranieri sono: il duo spagnolo EMBER, con Y DEL RESTO NO SÉ NADA, si tratta di una sfida, di una partita tra due persone; il quartetto EMBER/LA MACANA, con COLA DE GALLO, che è cocktail artistico, incontro tra culture simili, ma ben definite, tra Galicia, Barcellona e Bilbao.
Artisti nostrani NICOLA MARRAPODI con CRISTINA BANCHETTI e DANIELA BENDINI porteranno al Palzzo della Meridiana le loro creazioni la serata del 10. Con loro altre giovani coreografe, FEDERICA PORELLO e FRANCESCA FOSCARINI.
FLAVIA TAPIAS sarà a Palazzo Bianco la stessa sera mettendo in scena una rinnovata Carmen Miranda, attrice e cantante portoghese naturalizzata brasiliana. FRANCESCO SGRÒ  il giorno dopo a Finale sarà interessato ad analizzare il rapporto tra gesto fisico, gesto acrobatico e oggetto. Infine un incontro tra generazioni diverse. Il progetto Temporabilia-urbs, della compagnia genovese Nari-Frangioni/UBIdanza, è un luogo sospeso in cui un gruppo di bambini incontra un personaggio che si muove in un flusso di detriti gestuali alla ricerca di un'identità. A questo punto è certo che la danza non è solo estetica, ma qualcosa di ben più profondo. Cosa serve allora la danza? Proprio Aline Nari, direttrice della compagnia UBIdanza risponde così: «La danza è uno strumento capace di entrare in contatto con le proprie necessità e verificarne le potenzialità comunicative».
Allora danziamo se vogliamo stare meglio, e non c’è bisogno di un palcoscenico per farlo bastano le strade e le piazze della nostra città come insegna Urban Bodies.

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