venerdì 23 settembre 2011
IL MARZAPANE CHE NON SAZIA
di Paola Monaco
Per chi avesse dimenticato il prodigioso incanto sprigionato
dalla narrazione di una fiaba d’infanzia, come uno scrigno magico che
lentamente si dischiude, la rappresentazione di Hansel e Gretel, scritta e diretta da Vincenzo Manna, sarebbe ideale per riprendere contatto con questa
dimensione fantastica.
Vincitrice del Premio Scenario Infanzia 2010, la performance è adatta a grandi e piccini.
Essa riprende, infatti, alcuni capisaldi della versione classica del racconto,
rielaborandone e attualizzandone le dinamiche, senza alterarne i significati
più reconditi. Che non si possa mantenere un atteggiamento troppo ingenuo verso
il prossimo è, oggi, sotto gli occhi di tutti. Che sia necessario aguzzare
l’ingegno per tirarsi fuori dai guai è praticamente un must.
Tra i due fanciulli, alle prese con il dramma della povertà
e dell’abbandono, la Gretel rivisitata da Manna è più astuta, perspicace,
intuitiva. E’ lei in diretto conflitto psicologico con la matrigna; lei che darà
impulso a tutto il dinamismo dell’azione. Lo stesso dicasi per il suo rapporto
con la strega, che è conflittuale e costruttivo al contempo, in quanto prevede
il superamento di un ostacolo fisico e morale. Al contrario, fratello e padre
vivono la loro esistenza in modo più passivo: pavido, il primo; succube il
secondo.
Le condizioni sociali, che rappresentano il background della narrazione, non
coincidono con quelle correnti nel periodo di elaborazione della fiaba: il
Medioevo. Non si soffre fame di cibo, oggigiorno, ma fame d’affetto. Il pane è
il simbolo dell’amore che sazia. Sbriciolato lungo il cammino, il pezzo di cui
sono in possesso i bambini, che cercano di custodire come fosse l’unica
ricchezza al mondo, si disperde. Alla fine del tragitto, esso è pressoché
inesistente: per indifferenza, noncuranza, paura o incapacità di gestirlo. Neanche
il marzapane potrà sostituirlo, perché esso rappresenta solo l’eccesso che
illude e inganna. Ma l’autore va oltre il limiti dello psicodramma, insistendo
sulla capacità di riscatto, che scaturisce dalla volontà di sopravvivere. Un atteggiamento mentale positivo può
cambiare radicalmente il corso degli eventi. Non esiste, nella storia, un
implacabile Fato super partes, così
come non trovano spazio ruoli troppo rigidi che non possano essere ammorbiditi.
La strega stessa non è più l’incarnazione del Male: anche lei è vittima di un
sistema fallibile, imperfetto. La fame della vecchia megera, occhiaie livide e
corpo deformato dagli stenti, ha ben poche differenze rispetto a quella della
cattiva matrigna o degli innocenti fanciulli: è bisogno di colmare i propri
vuoti interiori, di compensare delle mancanze. E se la fiaba è viaggio
nell’inconscio, nessuna paura se qualcuno soccombe: basta saper interpretare in
modo adeguato la simbologia dei personaggi. Meritano un plauso speciale gli
attori, abili incantatori, perfettamente calati nella loro parte. La messa in
scena è scevra da orpelli, che non servirebbero a nulla, anzi impedirebbero il
libero dispiegarsi della fantasia degli spettatori che, tramite l’osservazione
dell’essenziale, sono spinti a ricostruire
l’ambientazione, attraversando gli stretti vicoli di un universo onirico e metaforico:
una sorta di viaggio educativo dentro se stessi.
Suggestivi gli effetti visivi che arricchiscono l’atmosfera
incantata: la luna fosforescente che esplode diffondendo una luminescente foschia,
i sassolini che brillano nella notte oscura, geniali cartelli segnaletici che
sintetizzano percorsi più complessi, e pochi oggetti che sono come la
sineddoche nel linguaggio: la parte, per poter immaginare il tutto.
Molteplice la possibile varietà delle interpretazioni di
questa fiaba moderna. La mente, liberata
dal fardello del banale quotidiano, si presta meglio a riflettere sul senso
delle cose. Ai bambini, per ora, lasciamo l’estasi gioiosa.
HANSEL E GRETEL
Testo e regia:
Vincenzo Manna
con Federico
Brugnone, Elisa Gallucci, Maria Grazia Laurini, Daniele Parisi, Gaia Termopoli
Costumi e trucco:
Laura Rhi Sausi
Suono e luci:
Cassepipe/Eventeatro
18 settembre 2011, ore 17.30 – Teatro India, Roma
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