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sabato 23 aprile 2011

“Anastasia, Genoveffa e Cenerentola” di Emma Dante


di Francesca Camponero

Il palcoscenico ha il sipario aperto già prima che inizi lo spettacolo, non c’è scenografia, sul fondo, proprio al centro, solo un tendone steso, appeso su due pali. Entrano al buio tre attrici e si sporgono verso il pubblico come a cercare di vedere chi c’è. Hanno tutte gli occhiali e non si possono certo definire di bell’aspetto. Cominciano subito a battibeccare tra di loro e a gesticolare freneticamente. Chi potrebbero essere se non Anastasia, Genoveffa e la loro madre che iniziano una loro giornata tipo. Sciatte, malvestite, comunicano tra di loro in un dialetto ricco di parole ed espressioni accese e quando arriva il proclamo da corte che annuncia che il Principe darà un ballo per scegliersi una moglie l’agitazione aumenta. Sulle note di Billy Jean di Michael Jackson le due ragazze iniziano un show esilarante in cui si divertono a cambiare abito per scegliere quello più appropriato per la serata a corte. La madre dà loro corda e le stimola ad essere sempre più avvenenti e pone fine alla parata solo quando le vede già pronte con l’abito bianco da sposa. Cenerentola naturalmente è fuori da questo gioco ed appare dopo solitaria con la scopa in mano, compagna delle sue infelici giornate. Lei non parla dialetto e non ha gestualità impulsiva, ma ama anche lei danzare e lo fa a lungo con le sue scope amiche sognando siano dei cavalieri avvenenti. In suo aiuto arriverà la Fata Smemorina, personaggio di svampita e pasticciona che si muove a scatti come una marionetta seguendo gli impulsi di una bacchetta magica che non vuole stare al suo comando. Cenerentola avrà così la possibilità di partecipare al ballo e di conoscere e far innamorare il Principe, un ragazzo inquieto, come dimostra anche la sua testa piena di riccioli scomposti, per niente felice della sua condizione che vestito da guappo canta a squarciagola “Perdere l’amore” di Massimo Ranieri. Cenerentola non lo riconosce e si apre con lui confidandogli la sua triste situazione di serva in casa senza alcuna vergogna.
Il lieto fine arriverà immancabile e vedrà ancora una volta la danza protagonista della scena, i due si lanciano in un ballo appassionato sulla musica di Libertango di Astor Piazzolla che li trova tanto belli quanto imbranati.
Una favola per grandi e piccini quest’ultima fatica di Emma Dante, che in poco più di un’ora tiene alto l’interesse e il divertimento del pubblico non tralasciando certo di dare messaggi importanti e profondi, stimolando la fantasia attraverso un gioco di apparenze ed evocazioni. Lo stile è quello suo di sempre, una performance di forte intensità e gusto che vede l’intrecciarsi fluido di parole, danza e canto, il tutto interpretato straordinariamente bene dalla sua compagnia Sud Costa Occidentale.

Teatro Archivolto (Genova)- sabato 16 aprile 2011

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