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mercoledì 23 febbraio 2011

Rosas - En Atendant

Un uomo. Una scena. Uno strumento a fiato perpetuo. Musica che si materializza, suoni limpidi, pregni di eleganza, di nostalgia. L’armonia delle note crea una nuova essenza: corpi che danzano. Come all’origine del tempo, corpi soli e distanti, ogni movimento è a sé ed esclusivamente per sé. Una linea di confine di cui diffidare, da cui stare lontani: la distanza creata tra chi vive e chi osserva. Come Stelle distanti , figlie uniche della propria arte, esili si alternano in scena, esiliate dall’universo emotivo. A tratti si sfiorano, a tratti si compiangono. È l’inizio della Crescita. Cambia la prospettiva dello spazio, i corpi aumentano, si gonfiano di energia: Ci si inventa il contatto. Il vigore dei movimenti spezza il fiato, asciuga gli occhi. La vitalità ammonisce la luce con la tempra di movimenti lancinanti. È un crescendo. Progressivo aumento d’intensità. Evoluzione di vita: da singolo a collettivo.

La scena è preda dell’amalgama di più figure. Unite, complementari, ambasciatrici di unità. I corpi diventano il corpo. Cambia il ritmo delle note, la proiezione dell’ombra, l’impeto dell’esistenza. Il contatto diventa compenetrazione. La pelle perde il colore di chi la indossa. Si resta nudi con la propria anima. Seni, ventre, fallo. La perfezione dell’arte di vivere. La luce si ritira lievemente. Non esiste morale, ma carne e unione. Segni di ribellione. Sentieri dell’animo percorsi da belve affamate di passione, che si comprendono, si riconoscono, si bramano. Non c'è nulla da fare, nella danza di Anne Teresa De Keersmaeker, l'esistenza è equilibrio e il tutto è sempre più che la somma delle parti.

En Atendant è uno spettacolo magico, in cui si uniscono l'eteree sonorità della polifonia trecentesca e il puro movimento di una tecnica che è nata per dire il vero. Rosas, sostenuta dalla bellezza assoluta di una sala Petrassi nuda e illuminata a giorno, porta in scena qualcosa di davvero unico, dove la purezza della forma dialoga con l'armonia delle sensazioni e dove l'inizio e la fine non sono mai più che una coppia di passi accennati. Inutile dire che di questa danza, nei periodi di magra culturale di cui Roma è paradossalmente ricca, se ne sente spesso la mancanza.

Irene Corradino

Programma del Festival

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