VERTIGINE 2010 – PARTE SECONDA
di Gianpaolo Marcucci
Il secondo giorno della rassegna vertigine 2010, non delude. La direzione artistica continua a dimostrarsi curata, attenta e di notevole qualità. Tra i cinque spettacoli proposti, Teatri di Cartapesta sceglie di segnalare, riconoscendone un altissimo valore artistico, i due lavori in concorso: “Caravankermesse” di David Battignani e Natascia Curci e “Desideranza” di Teatrialchemici.
- Caravankermesse di David Battignani e Natascia Curci
E’ ora la volta della magia, dei saltimbanchi e dei cerchi di fuoco. Il circo quando è accesso lo vogliono vedere tutti, ma cosa succede quando sul campo di sera scende il buio e lo spettacolo, volto al termine, lascia solo opachi strascichi di intima quotidianità? Curiosi rumori giungono da lontano. Gabbiani di notte? No, è la risata del bizzarro e sguaiato signor Ker, che in cima ad una ripida salita, aspetta paziente, pronto ad accompagnarci in un'esperienza al limite del surreale. Se vivi fermo, le tue pareti mano a mano appassiscono, se la tua casa può volare invece, i colori rimangono vivi, ma non si può più esser sicuri delle proprie finestre. Caravankermesse è un viaggio, un entrare ed uscire da un legame. Si chiede di più agli spettatori che una banale prestazione di attenzione; qui non siamo a teatro, non siamo nemmeno nello stesso mondo, siamo sospesi in un luogo altro. Qui, si tratta di aver il coraggio d’essere accolti in un'emozione, e provare con se stessi, a muovere il cuore della giovane Miss. Messe. Dall’esterno, una parvenza di distanza rimane. E’ simpatico il signor Ker, e ama giocare. Poi però, arriva il momento di entrare, di essere accolti, in quanto ospiti, nella dimora della donna. L’attesa ha dato i suoi frutti, finalmente si entra nel caravan e si sa, tutto può accadere in un caravan. Come per Alice, le dimensioni diventano un dettaglio, una variabile marginale. Minuscoli trapezisti, nani, clown e oche canterine abitano piccole valigie; nella mobile casa di Miss. Messe, l’atmosfera è onirica. Se si è attenti, si può scoprire che i muri hanno mani morbide e curate, che un abbraccio è vero se si vuole che sia così e che i lampadari possono rivelarsi sorprese assai graziose. L’intera roulotte respira con noi, e sulle note in lontananza del signor Ker, rimasto fuori a intrattenere altri avventori, è possibile pescare carte da una soffice urna dal collo lungo e affusolato. E’ vero ciò che raccontano “le loro pareti sono sottili, il pavimento instabile e il tempo breve infastidisce l’intimità”. Se volete credere a quello che avete visto, Caravankermesse, è uno spettacolo bellissimo; uno spettacolo bellissimo.
- Desideranza di Teatrialchemici
di e con Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzo
In merito a Desideranza, da ritenersi eccellente sia dal punto di vista del testo, profondo ma leggero, che dal punto di vista della regia accurata e della lampante competenza degli attori, Teatri di Cartapesta si riconosce in pieno nella critica pubblicata dal portale di Emanuel Silci “Eco di Torino”, che riportiamo per intero:
In un desolato paese della Sicilia, nel giorno di Sant’Antonio due fratelli salgono fino alla stanza soprasopra. Pino, primo fratello, e Sergio, handicappato, mezzo cervello, fardello più che fratello. Qualche piano sotto qualcosa di terribile è accaduto. Centocinquanta chili di madre-padrona giacciono nella vasca da bagno. La giornata di Sant’Antonio è giorno di liberazione, di volo. I due fratelli, dopo essersi liberati dalla zavorra materna, sognano di arrivare dritti nella casa dell’Orsa Maggiore, su nel cielo. Ma serve un ultimo gesto: estremo, calcolato e spettacolare, da compiere proprio mentre la processione con la banda e la statua del Santo passano sotto la loro finestra: “Sergio, tudei io e tu veri femus!”. Questo dramma familiare si consuma tutto negli istanti che precedono il sommo atto; brevi momenti in cui è possibile leggere la vita intera della misera famiglia, scandita da pisciate e cacate della matrona, dai cambi di mutande, dai bagni in vasca per sgrasciarla, tentando di resistere agli improperi e ai suoi capricci da generalessa. In scena basta una tenda a fiorellini. L’intensa interpretazione dei due attori è sufficiente a creare attorno a quel lembo di stoffa non solo tutta la casa ma il paese intero, con il buio, i vizi e le superstizioni. I fratelli si passano il ruolo del coraggioso come un testimone nella staffetta, e continuano ad amarsi e ad accudirsi a vicenda anche nel momento estremo. Si inventano un mondo tutto loro che diventa simbolo di quello che non hanno conosciuto nella realtà: la foto di Antonella, tutta minne e culo, da tenere nella tasca dei jeans – anche se le donne sono tutte buttane – e un tappetino che, come quello di Aladino, diventa piattaforma di lancio verso l’universo.
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