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martedì 9 febbraio 2010

ORBO NOVO ALL’AUDITORIUM PER IL FESTIVAL “EQUILIBRIO”

Arriva a Roma l’appuntamento annuale con la danza di qualità

di Gianpaolo Marcucci

Avete mai visto uno spettacolo completo? Uno spettacolo in cui parola e gesto, immagine e significato hanno un legame fisico e concettuale tangibile? Se vi siete persi la prima mondiale di Orbo Novo, ultima creazione del coreografo Sidi Larbi Cherkaoui, probabilmente No. All’interno del Festival da lui stesso diretto, l’unico festival che per soli venti giorni l’anno, nella magnifica cornice dell’Auditorium parco della musica di Roma, da respiro e linfa alla danza contemporanea Italiana, Sidi porta la sua fenomenale ideazione coreografica “Orbo Novo”, come un gentile presente, un dono di inestimabile bellezza per il pubblico romano.

La Sala Petrassi, tra le più adatte alla rappresentazione della danza nel nostro paese, ha ospitato una platea ghermita ed entusiasta.

Contornati da una scenografia mobile di una semplicità pari al suo geniale utilizzo, un gruppo numeroso di danzatori contemporanei mostra con naturalezza la storia di un’esperienza trascendentale. La perdita temporanea dell’emisfero sinistro del cervello di una donna, che prova l’esperienza della connessione universale.

Una reale assenza di individualità, un abbraccio energetico infinito, che la mette in condizioni di sentire il legame che esiste fra tutte le creature, gli oggetti e gli stati della terra. L’io, il pensiero, “la vocina che ci ricorda di fare il bucato” scompare nel flusso.

Quella fu la sensazione che provai la mattina in cui ebbi il mio Ictus

Orbo Novo porta sul palco il pionieristico concetto di “intelligenza collettiva”, e lo fa senza troppe moine da intellettuali. E’ uno spettacolo fresco, soprattutto nella prima parte. I danzatori sono una cosa sola, tra loro, e con ciò che li circonda. L’energia può essere toccata anche dalle prime file, e da quelle un poco più distanti.

Non manca niente. Parola, movimento, gesto quotidiano, profondità di concetto, emozione, immagine. A vedere quei corpi bellissimi, si perde la cognizione del tempo, forse perché il tempo, come la separazione dell’io, è frutto del pensiero, del nostro emisfero sinistro. Una qualità di movimento che rasenta la perfezione, rende l’occhio stupefatto. Consapevoli del proprio corpo come danzatori classici tra i più preparati, donne e uomini di tutte le etnie si lanciano in evoluzioni “realmente contemporanee” in cui il pavimento diviene parte integrante del proprio corpo (workfloor). Possono glissare per metri, creare forme surreali, fare salti di quelli che gli addetti ai lavori amano rivedersi alla moviola.

Sul piano visivo, e di ricerca, non c’è livello pari nella nostra povera Italia, dove ancora il contemporaneo si è fermato alle tecniche, fondamentali ma ormai anziane di Merce Cunningham e Marta Graham.

Lo spettacolo di Sidi Larbi Cherkaoui è davvero uno spettacolo riuscito, che lascia lo spettatore felice di essere andato a teatro. Ci auguriamo di rivederlo presto, magari prima della prossima edizione del festival.

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