
Al centro della scena, un principesco abito da sposa, magnifico nella sua cascata di veli in tulle avorio, s’impone alla vista con ingombrante maestosità, simbolo di un matrimonio imperfetto e soffocante. Quel vestito prezioso, ma vuoto, trasmette al primo sguardo un senso di tragico e di inquietudine, che si incolla addosso come una seconda pelle, fino al termine della storia.
Ti amo e ti amerò per sempre perde la sua valenza di romantica promessa per diventare nefasta dichiarazione di amore patologico, formula evocatrice di rigidi schemi mentali, atavici pregiudizi, provincialismi, frustrazioni ed egoismi che corrono irreversibilmente verso la catastrofe.
L’atmosfera è tesa sin dal primo istante. Il frenetico ticchettio di una macchina da scrivere accompagna il continuo rimpallo di dichiarazioni tra Tony e Irina, simboli del secolare conflitto tra i due sessi, di una guerra senza esclusione di colpi, che nella sua esasperata rappresentazione non manca, però, di momenti leggeri e divertenti. Tra un sorriso e un altro l’attenzione si fa acuta e la curiosità diventa morbosa, nel tentativo di carpire in ogni cenno, gesto, parola dei testimoni, un indizio che possa far luce sulla storia, ancora tutta da ricostruire, ed offrire la chiave di lettura del mistero che sta dietro alla scomparsa di Gianni. Entrambi, assai diversi, sebbene prodotti di un’unica matrice, Villanova sullo Strecchia, risultano fastidiosi nelle loro esagerazioni: lui maschio palestrato modello GF, lei femminista provocatrice e chiacchierata.
Ma è Rosa, moglie di Gianni, il perno del dramma. Con quell’aspetto emaciato e quel fare forzatamente sottomesso, si inserisce come un macigno, come un pugno nello stomaco, nella ricostruzione della vicenda. Il pathos del suo infantile ricordo, assai idealizzato, di un amore mai esistito, diventa compassione agli occhi di chi guarda, di chi la sente ripetere, con stucchevole affetto, un’unica nenia, una disperata giaculatoria: Gianni, torna. Nutrita di perbenismo e masochismo affettivo, suscita una sorta di sdegno, indignazione, addirittura rabbia, in chi la si vorrebbe vedere più coraggiosa e determinata, come la sua amica Irina, il suo alter-ego. E invece la rassegnazione del motto Ogni casetta ha la sua crocetta genera solo frustrazione. Il vero Io grida disperato dal profondo dell’anima di quell’essere sperduto e indefinito. Viene voglia di tendere l’orecchio per poterne almeno percepire un sussurro, ma anche la speranza muore d’inedia.
E una relazione così orrenda non può che generare frutti mostruosi, tenebrosi, deformi: Luca, figlio di Gianni e Rosa, principio e fine dell’incubo.
Rosa, Irina, Luca, Tony e Gianni sono volti diversi di due bravi attori-trasformisti, Laura Bussani e Ivan Zerbinati, a cui si devono riconoscere importanti meriti per l’ottima riuscita di questo noir teatrale, non privo di suspence ed emotivo coinvolgimento.
TI AMO E TI AMERO’ PER SEMPRE
Drammaturgia: Ivan Zerbinati, Laura Bussani, Stefano Dongetti
Regia: Ivan Zerbinati
Scenografia: Blinda Devito
Musiche e suoni: Nazareno Bassi
Teatro Argot Studio, 13 e 14 giugno 2011
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