
lunedì 27 giugno 2011
L’ACADÉMIE DE FRANCE EN FÊTE
di Paola Monaco
L’Accademia di
Francia a Villa Medici, in questi giorni, diventa un grande palcoscenico
all’aperto. Che si tratti di cinema, teatro, musica, poesia, poco importa. Il Teatro delle Esposizioni sceglie come
scenografia un magnifico palazzo rinascimentale, giardini verdeggianti, fontane
e reperti antichi per accogliere artisti intraprendenti che vogliono mettersi in mostra. Il risultato è una
pioggia di sensazioni che si susseguono come una giostra luccicante in perenne
movimento. Ogni performance lascia dissolvere la precedente in particelle di
polvere evanescente di cui, di lì a poco, rimarrà solo un piacevole ricordo.

Pascal Contet, con il suo accordéon (fisarmonica), suona tra Les vestiges. Non è una musica
immediata, la sua: ha un non so che di dissonante, di distorto. I suoni
sembrano scollegati da passaggi scattosi: stridii acuti e toni estremamente
gravi si alternano di continuo, correndo audacemente sulla scala musicale. E’
improvvisazione pura, quella di Pascal Contet. Le sue mani viaggiano
sullo strumento come se ne conoscessero anche gli angoli più reconditi. Le dita
del fisarmonicista colpiscono i tasti, scivolano su di essi, li stuzzicano, li
sfiorano. Ogni parte dello strumento diventa protagonista di splendidi assoli:
cantabile, tastiera, mantice vengono battuti come tamburi o accarezzati, generando
melodie singolari e un accompagnamento armonico dall’effetto suggestivo. La
musica è gesto. Tutto si svolge all’insegna della contemporaneità e della
creazione estemporanea.
Quella di Chloé Delaume è una performance tutta al femminile, ambientata non a
caso nel Bosco di Villa Medici, remoto, seppur muto, testimone di morte. Si
commemora qui il ricordo di Messalina, donna dalle molteplici sfaccettature: lussuriosa,
avida, famelica, divina. Il rito, una sorta di messa nera con tanto di altare
sacrificale, è celebrato con il coinvolgimento del pubblico, chiamato a prendere
una posizione. Tante individualità uniche e distinte, tanti Je, contribuiscono all’evolversi del dramma.
L’eterno ciclo del tempo non lascia nessuno estraneo al giudizio. La
processione è proprio l’anticamera del mondo onirico-simbolico, che Chloé vuol creare
attorno a sé. Poggiamo i nostri pieni su una terra stratificata di passato, di
sangue, di vendetta, di amore. La terra che ha bevuto il sangue di Messalina.
L’Antichità l’ha condannata. Ma come ha detto Enri de Luca: Il compito di uno scrittore è anche quello
di dare al passato un’altra possibilità, un’altra intelligenza. Chloé fa
proprio questo.
Andiamo via tra le
note del concerto campestre, convinti che questa rassegna sia davvero un petit bijou.
TEATRO DELLE
ESPOSIZIONI
Accademia di Francia a Villa Medici
21 giugno 2011
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