
di Federico Mattioni
Due storie, due attori. Due vicende, due cappe. A partire dal titolo, Figlidiunbruttodio, così tutto attaccato, si vuole giocare con gli stereotipi, definendoli, deridendoli.
Paolo Mazzarelli e Lino Musella, bravissimi nell’identificazione dei personaggi, adottano le armi dell’ironia, del sarcasmo e del vittimismo, persi giocosamente nelle fitte trame del potere, quello del business dei media sulle vite delle persone, quello della televisione cafona, fintamente allegra, fintamente triste, fintamente tragica. Eroi Comici.
In una delle due storie vediamo due speranzosi vagabondi intenti a interloquire sul tempo che passa e le nuove/vecchie probabilità, mentre attendono un bus alla fermata (il 160).
Nell’altra storia, la più significativa, vi è un colloquio fra un conduttore televisivo e un gemello con l’ansia della notorietà. Si frappongono immagini del mezzo televisivo, fra una parola di troppo e l’altra, quasi ad oltraggiarne il senso generale.
Una fogna putrescente di parole, di frasi fatte, di sfruttamento, che talvolta si perde nei tentativi di una comicità pronunciata e un po’ goffa a livello di scrittura, ma che lascia comunque il segno, soprattutto per l’estrema bravura dei protagonisti della scena, dove tutto o quasi è lì, persino la maglia con la scritta “Italia”, ormai da buttare. Loro fanno parte di un Paese che non ha bisogno di derelitti, non li vuole e può farne benissimo a meno. Di gente come loro ce n’è a bizzeffe, esistono ancora gli sfruttati, malpagati e frustrati (parafrasando un noto brano di Rino Gaetano). Questa Italia, semmai ne dovesse avere bisogno, sarebbe solo e soltanto per costruirci attorno delle modalità di spettacolo. Mentre famiglie frustrate a loro volta si disperano di fronte all’irrealtà dei fatti esposti sul piccolo schermo che non è più tanto piccolo. Considerato ciò, l’impronta è suggellata e il marchio indelebile.
Compagnia MusellaMazzarelli
FIGLIDIUNBRUTTODIO
Uno spettacolo di e con Paolo Mazzarelli e Lino Musella
Scatti fotografici Matteo Delbò
20 Maggio 2011, ore 20.30 al Teatro Palladium, Roma
Nessun commento:
Posta un commento