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“HOMO TURBAE”
Mòra, compagnia di ballo
della Socìetas Raffaello Sanzio
Torino - Teatro Astra - 25 e 26 giugno 2009
di Gianpaolo Marcucci
pubblicato il 25/06/2009
Claudia Castellucci inaugura con lo spettacolo “Homo Turbae” la nuova compagnia di ballo della Socìetas Raffaello Sanzio “Mòra” al festival delle colline Torinesi.
Una scena, sovrastata dalla città che le raccoglie tutte, invita timidamente un giovane uomo a tracciare i suoi confini volumetrici. Questo, come una longilinea scaglia di grafite, lascia precisi quanto talvolta casuali segni neri sulla tela. La purezza è nell'essenzialità di un gesto, significante spogliato del significato, la cui identificazione è possibile solo per un artificio culturalmente antropologico. Un uomo che misura il suo spazio. Con l'iterazione del percorso, il pacato sussurro della timidezza si tramuta in elegante furtività, mentre la ricerca di aderenza fisica alla metrica sonora diviene quasi ossessione.
Ossessivo è il rifugio musicale di un organo che non permette riposo, come ossessivo, e forse irrimediabile, è l'isomorfismo sinestetico che ne scaturisce.
Poi l'uomo rivela il suo volto. Sono otto mantelli a tradire il silenzio. Non più un singolo individuo, un singolo corpo, ma due, tre, sei, otto, sempre più uomini misurano la scena. Un disegno indistinto, una folla. Come nella rivelazione dell'inesistenza dei triangoli di Kanitza, l'occhio viene colpito da un euforico desiderio di chiarificazione. Inganno sottile. La folla amorfa diveniva un sol'uomo grazie alla carta della perfezione.
Allora tutto cambia, e i mille volti neutrali si tramutano a loro modo nel ghigno empio del genio maligno descritto da Poe. Le parole del racconto di quest’ultimo “L’uomo della folla (1840)”, ombra del lavoro insieme all’acquarello dell’architetto Charles Robert Cockerell “Il sogno del professore (1848)”, risuonano così nelle relazioni fisiche dei danzatori, coreuti esperti, che mostrano nella coralità dell’immagine, una calma ed invidiabile atleticità.
La scommessa che Claudia Castellucci, fondatrice della compagnia Socìetas Raffaello Sanzio, fa con il corpo dei suoi danzatori, è una scommessa onerosa. Homo Turbae, è uno spettacolo che non compatisce imperfezioni. Uno spettacolo elevato, che seppur formalmente richiama ad alcuni dei precedenti lavori della Stoa, risulta distanziarsi in maniera totale da questi nel rapporto con il corpo e con l'errore.
Possiede dentro di se una ricerca di altra natura. Non manca comunque la firma del fratello Romeo, che ha collaborato con Claudia all'ideazione di scene, costumi e luci.
Mòra, la nuova compagnia di ballo della Socìetas Raffaello Sanzio, ha il significato del tentativo inserito all'interno della sua denominazione. La mòra, che da vita al ballo, è infatti la durata più piccola della percezione, necessaria alla memoria per collegare tra loro i singoli istanti della visione e dell'ascolto. Homo Turbae ne è il primo esperimento.
In scena: “Voi, ballerini, atleti del tempo; seguaci di una struttura spirituale, cui solo la metronomia del ritmo è adeguata a tentarne l'accesso; esperti di un'interpretazione essenziale, cui solo l'identificazione totale tra corpo e io esprime.” (Claudia Castellucci) Torino - Teatro Astra - 25 e 26 giugno 2009
Mòra, compagnia di ballo della Socìetas Raffaello Sanzio HOMO TURBAE direzione: Claudia Castellucci orchestrazione musicale: Scott Gibbons luci: Romeo Castellucci maestro di prove: Eugenio Resta con: Alessandro Bedosti, Gloria Dorliguzzo, Rob Fordeyn, Antonella Guglielmi, Beatrice Mazzola, Benedetta Mazzotti, Andrea Sassoli, Marco Villari
Le foto dell’articolo sono di Federica Giorgetti.
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